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Una carriera straordinaria, una stella capace di oscurare tutte le altre, un volto simbolo del ventesimo secolo. Sean Connery è stato questo (e tanto altro ancora). Un attore che ha scolpito il suo nome nella storia del cinema e che si è spento a 90 anni quasi sicuramente nelle prime ore del 31 Ottobre. La BBC che ha dato l’annuncio, non ha riferito altri particolari in merito (pare che la morte sia giunta al termine di una brutta malattia). Sir Sean Connery, scozzese di nascita e fervido sostenitore della cultura e delle tradizioni del suo Paese, fu nominato baronetto dalla Regina d’Inghilterra nel 1999. Un titolo che non poteva mancare in una bacheca dove compaiono un Premio Oscar, tre Golden Globe e due BAFTA (e decine di altri riconoscimenti europei tra cui il “nostro” David). Il titolo di “Sir”, è stato una sorte di conseguenza logica e guadagnata meritatamente sul campo per l’agente segreto più importante e famoso del Regno Unito. Seppur costellata da interpretazioni magistrali e titoli indimenticabili, la carriera di Sean Connery è indissolubilmente legata al personaggio di James Bond, al quale l’attore ha prestato azione, volto, cuore ed anima per ben sei episodi della celebre saga di “007” tratti dalle storie di Ian Fleming.

Una locandina che ha fatto storia con il mitico bikini bianco di Ursula Andress

La critica, il pubblico e gli addetti ai lavori lo hanno riconosciuto universalmente come la migliore incarnazione dell’agente segreto con buona pace di Roger Moore, Piece Brosnan e Daniel Craig, che hanno sempre dovuto fare i conti con la pesante (e spesso ingombrante) eredità di Sean Connery. Prima di arrivare al successo, Connery ha avuto un’infanzia povera: per mantenersi, nel corso degli anni, ha fatto anche il bagnino, il muratore, il lavapiatti, il verniciatore di bare e la guardia del corpo. Il trampolino di lancio verso il successo è stata la sua partecipazione a Mister Universo, nel 1953: il terzo posto conquistato al concorso gli ha permesso di ottenere delle piccole parti in tv e, in seguito, al cinema. La decisiva svolta professionale giunse per Connery nel 1962, quando fu scelto da Albert Broccoli e Harry Saltzman per interpretare James Bond, nome in codice 007, l’agente segreto britannico protagonista dei romanzi di Ian Fleming, ruolo che ricoprì in sei pellicole. Per esigenze dei produttori, Connery fu costretto a indossare un toupet, a causa della calvizie e del fatto che un capo scoperto avrebbe certamente nuociuto al fascino del personaggio di Bond. Connery si dimostrò perfetto per quel ruolo, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista caratteriale: astuto, elegante, freddo, seducente, in breve divenne uno dei più celebri sex symbol del pianeta. Curiosamente, qualche tempo prima aveva partecipato ad un concorso, indetto dal giornale London Express, indetto per scegliere il futuro James Bond cinematografico, ma si era classificato solo al 3º posto. Recitò inoltre accanto a famose donne che più tardi divennero star del cinema tra le quali Ursula Andress e Daniela Bianchi. Il primo film Agente 007 – Licenza di uccidere ottenne un successo strepitoso e convinse Connery a vestire ancora i panni di 007 per altre quattro pellicole Agente 007, dalla Russia con amore (1963), Agente 007 – Missione Goldfinger (1964), Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) (1965) e Agente 007 – Si vive solo due volte (1967): tutti ebbero straordinario successo sia di incassi che di critica.

Una recente foto di Sean Connery

Interpretò il ruolo di 007 fino al 1967, quando decise di abbandonare il personaggio, preoccupato della sua identificazione solo con l’agente segreto. Connery evitò di rimanere intrappolato in un unico ruolo grazie alle esperienze che seguirono, dimostrando capacità e versatilità in ruoli differenti e impegnativi. Tra le pellicole memorabili impossibile non citare “Il nome della Rosa”, “Highlander”, “Caccia ad Ottobre Rosso” e il capolavoro de “Gli Intoccabili” al fianco di Kevin Costner e Robert De Niro, interpretazione che gli valse l’Oscar. Il calcio era la sua passione. Tifoso e vice presidente dei Rangers, nel 1998 si oppose ad alta voce alla cessione di un giovane ventenne italiano. Quel calciatore era Gennaro Gattuso.

Vincenzo Lombardi