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Foto: © Ssc Napoli

“Una partita uguale impostata solo sulla tattica se giocata con uguale abilità termina zero a zero”. Poi però occorre tener conto degli episodi

Benché quel che dice Antonio Conte, l’Inter è la squadra che insieme alla Juventus ha cominciato il campionato con il ruolo della favorita per la vittoria dello scudetto. Perché non ci si affida all’ex allenatore della nazionale e del Chelsea solo per fare le comparse in Champions League senza riuscire mai ad arrivare agli ottavi. Perché non si sborsano 12 milioni di euro netti all’anno per avere come obiettivo quello di arrivare al massimo al secondo posto. L’obbligo di provare a vincere quel tricolore che nella Milano nerazzurra manca da 10 anni dal quale Conte cerca di smarcarsi è il motivo del perenne nervosismo del tecnico leccese. Il dover mantenere la fama del vincente spiega il suo continuo polemizzare e lamentarsi con tutto e tutti.

Perdere contro l’Inter a San Siro dunque può rientrare nella normalità delle cose. Uscire sconfitti dal Meazza come accaduto ieri genera tuttavia rammarico. “Una partita uguale impostata solo sulla tattica se giocata con uguale abilità termina 0-0“: così scriveva su Il Mattino Romolo Acampora il giorno dopo NapoliJuventus, terminata 1-0. Quella del “tanto gli faccio gol lo stesso“, citazione firmata Diego Armando Maradona. Occorre però tener conto che il calcio è fatto di episodi, spesso decisivi. Quelli che ieri hanno immeritatamente punito il Napoli: il rigore – netto – subito e l’espulsione di Insigne che l’ha lasciato in inferiorità numerica. Un rosso ingenuo: in uno stadio vuoto in cui si sente tutto e con il VAR che certifica posizione regolare di Darmian e fallo di Ospina sull’esterno nerazzurro, il “vaffa” doveva essere evitato.

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Ciononostante, sia prima che dopo i due episodi, di occasioni per tornare a casa con qualcosa in più tra le mani il Napoli ne ha avute

La sconfitta con l’Inter ha però sottolineato due aspetti: la preparazione tattica di Gattuso, ancora costretto ad affermarsi come tecnico; la possibilità del Napoli di provare a raggiungere qualcosa in più del semplice ritorno in Champions League. Di pensare che forse un ruolo da primario si può recitare in un campionato più aperto che mai. Un aspetto quest’ultimo sul quale pende ancora qualche perplessità, vista un’alternanza nei risultati e la sensazione di possedere qualcosa in meno rispetto alle più accreditate Inter e Juventus.

Servirà migliorare ancora degli aspetti che a volte si ripresentano: la poca concretizzazione delle occasioni create (3 ieri al Meazza) e la mentalità, quella che consente di non perdere lucidità nei momenti chiave, come accaduto per Insigne. Il resto lo farà il campo che, nella prossima complicata trasferta dell’Olimpico contro la Lazio, lo vedrà orfano del capitano partenopeo e dell’infortunato Mertens, aumentando quindi le difficoltà della sfida. Ma chi punta in alto deve essere in grado di andare oltre le avversità.

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Luigi Ottobre