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Un Consiglio Comunale alla deriva come mai era successo prima. Ma sul motivo apparente, reale o  strumentale del contendere (cioè lo sgarbo politico-amministrativo del ricorso al Tar dei non eletti che sovvertirebbe la volontà popolare) si è scatena una guerra senza precedenti. Ma questa volta sul merito possibilmente giuridico di presunte aggressioni alla volontà popolare. Nel abbiamo parlato con l’avvocato Vincenzo D’Errico, che del Civico Consesso è stato presidente ma anche l’estensore del regolamento vigente.
Ha  seguito la prima, e fino ad ora ultima seduta del consiglio comunale?
Certo in streaming. E non posso non denunciare delle assurdità che ho sentito.
Tipo?
Ho ascoltato ragionamenti che valutano il ricorso alla garanzie amministrative, cioè l’esercizio di ogni cittadino di porre istanza innanzi alla magistratura (talora ritenesse essere leso un proprio diritto o una propria prerogativa), come un tentativo di sovvertire le regole democratiche o la volontà popolare.
Quindi?
Questa è una assurdità inascoltabile in uno stato di diritto che non trova fondamento o giustificazione alcuna.
Ma stiamo parlando di risultati elettorali…
A maggior ragione. Rivolgersi alla magistratura amministrativa, pertanto ad un giudice terzo, non è sovvertire le regole bensì l’esatto contrario. Significa fare piena luce sui processi amministrativi in atto e soprattutto fornire garanzie sempre a tutte le parti coinvolte. Questa idea che un giudice possa sovvertire, come se si trattasse di un arbitro di calcio che fischia o meno a discrezione un calcio di rigore inficiando il risultato di una partita a favore o contro una delle squadre, è una barbarie giuridica. Ripeto: qui si confondono i livelli politici ampiamente deficitari con quelli giuridici. Va smontata la convinzione che sottoporsi ad un giudizio terzo equivalga a praticare i mezzucci della politica locale che fa dell’opportunismo, del cambio di casacca e dell’ipocrisia il proprio pane quotidiano. Non si possono conculcare, negare e o comprimere diritti costituzionali. Diversamente, siamo alla barbarie.
E’ stato comunque un consiglio comunale molto animato..
E’ stato un consiglio comunale che ha offerto uno spettacolo indecoroso. Anzi ripugnante dal punto di vista democratico perché con metodo violento, proprio nell’assise che per antonomasia dovrebbe garantire il diritto di parola e a tutti, non è stato consentito a consiglieri regolarmente eletti di prendere la parola e di esprimere il proprio pensiero come al candidato sindaco Gigi Bove e al suo collega Giulio Carfora. Questa non è democrazia ma una concezione proprietaria della politica: credo che chi non abbia voglia o propensione ad ascoltare le ragioni altrui non debba sedere nei luoghi deputati proprio alla manifestazione del pensiero di tutti. Soprattutto delle minoranze.

bocchetti