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CASERTA (di Amelia Ziccardi) Ho voluto cercare in questi giorni sul web, qualche notizia per capire chi fosse Domenico Carrara, giovane scrittore Campano, ad una settimana dalla sua scomparsa. Ho trovato alcune pagine del suo libro “Binario 8” e tracce del suo lavoro su un sito con cui collaborava. Con grande rispetto per la sua famiglia, scrivo queste righe. Laureato in lettere e filosofia, era in questo paese del bresciano, Bienno, per un incarico annuale come collaboratore scolastico. Il giorno della sua morte era uscito per fare una passeggiata in montagna e non era più tornato. Incidente, le cronache così riportano
Ci sono voluti 5 giorni per ritrovarlo e riconsegnarlo nelle braccia dei genitori, pesanti di dolore, arrivati da Grottaminarda, in un viaggio,  che immagino, sia stato  in compagnia del terrore e della speranza. Mi sono fatta un’idea di questo giovane poco più  che  trentenne che non scriveva per lucro ma per puro piacere e che era andato a finire in questo paesino sperduto, in cerca di lavoro come tanti. Laureato in filosofia e specializzando in filologia, amava osservare ciò  che lo circondava ed era impegnato in un percorso di crescita artistica e personale. Era passato dai versi alla prosa anche se la sua vocazione principale restava la poesia. Il suo lavoro appariva fresco, mai stucchevole, onesto. Ma gli attestati di stima non bastano per vivere, purtroppo è  necessario entrare nel mercato delle vendite per campare. Ma non credo fosse questa la sua priorità.  Il suo intento era quello di far conoscere i suoi scritti, senza fini di lucro, senza propositi manipolatori, anzi con attenzione a non profittare della fragilità dei suoi lettori, desideroso di comunicare agli altri, il mondo che aveva dentro.

Aveva i piedi per terra Domenico: a trent’anni devi lavorare. Qualcuno ha scritto che ora, dire quanto fosse bravo,  non serve più, chi avrebbe dovuto e potuto ascoltarlo non lo ha fatto, ora é inutile tesserne le lodi.

 Ed ha ragione.

  Oggi, coloro che ne avevano  conosciuto le qualità dovrebbero coprirsi il capo di cenere, perché, magari,  avrebbero potuto aiutarlo come potrebbero fare anche ora con molti ragazzi che, come Domenico, cercano spazio nel mondo dell’editoria decisamente refrattario a pubblicare giovani autori, se non appoggiati  da qualcuno. Gli editori preferiscono chi fa cassetta. E forse questo avrebbe aiutato anche a non attendere 5 giorni per ritrovarlo.

Ci dovrebbe essere una regola che vieta la soggezione del “ fare cultura” al mercato della vendite. Sarebbe bello se ogni autore potesse pubblicare, cosi, semplicemente, come Domenico, per puro piacere, senza pensare al ritorno economico. Sarebbe bello trovare editori mossi dall’idea che la “cultura non si paga”

Intendete quanto dico  un’utopia,   una  provocazione, una denuncia della comune disattenzione di cui siamo colpevoli, come volete. A chi pensa che io sia in errore, posso solo dire che ci sto comoda seduta dalla parte del torto
Tra breve, in questa terra d’Italia che sembra assuefatta alla media dei 500 morti al giorno, Domenico sarà solo nei pensieri e nelle braccia dei suoi genitori e solo chi  ha provato il dolore della perdita di un figlio può  capirlo ed è  autorizzato a  parlarne (io stessa me ne scuso per averlo fatto).  E’ il momento di tacere e nessuno deve  permettersi tardivamente di tributarne le lodi….ora sarebbe out of time 

Redazione