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Si è riunito stamattina il Working Group Covid 19 sugli effetti della pandemia sui fenomeni criminali e sulle nuove minacce, presieduto dal direttore esecutivo di Europol, Catherine De Bolle, e dal vice direttore generale della Pubblica Sicurezza, Vittorio Rizzi, con la partecipazione del personale Interpol e di quello di 9 Paesi collegati in videoconferenza (Austria, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Regno Unito). Gli argomenti all’ordine del giorno si sono concentrati sui beni più preziosi come , con il rischio di infiltrazione della criminalità organizzata nella distribuzione dei vaccini, ed ai tempi della pandemiasia come vittime che come autori di reati. Quanto ai vaccini, il prefetto Rizzi ha sottolineato che al momento il rischio è solo potenziale e le forze di polizia italiane sono preparate ad intercettare subito la minaccia, grazie alla tempestività del lavoro svolto da quasi un anno con l’nato in coincidenza con l’inizio della diffusione del virus. I vaccini distribuiti fino ad oggi in Italia presentano delle caratteristiche, connesse alla conservazione, che difficilmente possono essere garantite al di fuori delle strutture sanitarie: la necessità del mantenimento di una rigida “catena del freddo” durante tutte le fasi di produzione, conservazione e distribuzione ha reso estremamente difficile organizzare un mercato parallelo credibile, dove poter vendere le fiale eventualmente sottratte al circuito legale. L’imminente introduzione di nuovi vaccini di più facile gestione, non più legati a rigidi stoccaggi a temperature bassissime, potrebbe però cambiare lo scenario, perché ci saranno tempi più rapidi nella vaccinazione della popolazione e potrebbe essere più facile la creazione di un canale di vendita illegale, alimentato con fiale sottratte al normale circuito sanitario, se non addirittura contraffatte. In relazione ai minori, non passa giorno senza una notizia che parli del disagio giovanile, dei rischi connessi alla navigazione in Rete e sui social, di episodi di bullismo, di disturbi del comportamento alimentare, dell’orrore della pedopornografia, di risse improvvisate tra baby gang. L’impossibilità di potersi incontrare direttamente ha spinto, infatti, molti giovani a cercare sulla Rete nuove forme di aggregazione e relazione sociale, divenendo così facili prede di criminali. Le analisi delle condotte delinquenziali sul web in questi ultimi mesi hanno permesso di rilevare in Italia un significativo abbassamento dell’età delle vittime coinvolte, con adescamenti online di minori di 13 anni.
Fonte: Sala Stampa Polizia di Stato

Redazione On Line