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MADDALONI- Si può fare. Si può restituire il decoro compromesso ad un luogo di culto, della memoria e delle devozione collettiva. Vinta la corsa contro il tempo: contro le infiltrazioni d’acqua e contro i cedimento del soffitto e delle lapidi. Vista le perduranti infiltrazioni d’acqua nella copertura, il “colombaio comunale San Michele” ha rischiato grosso. Non si contano più i distacchi di calcinacci e pure il crollo di qualche lapide da considerevole altezze. Avviata e completata la manutenzione urgente delle coperture che non poteva essere procrastinata ancora a lungo. Eseguiti lavori di rifacimento della copertura (guaine di asfalto) e del soffitto, delle aree esterne e dell’intonaco. Senza allarmismo e nemmeno facile trionfalismo, si è salvato un pezzo di cimitero. L’ufficio tecnico comunale, che aveva redatto la perizia tecnica d’ufficio, ha diretto i lavori secondo una rivisitata scala delle priorità. Si è trattato di un intervento di messa in sicurezza. In passato, grazie alla infiltrazioni d’acqua, sono crollate lapidi (collocate ad oltre sei metri di altezza e prossime al soffitto) con bare inevitabilmente scoperte visibili ai visitatori. Cancellato il degrado, adesso urge trovare i fondi per ristrutturare le tre aree interdette. Prima di trovare i fondi, forse bisognerebbe immediatamente traslocare e mettere in sicurezza le spoglie mortali ancora presenti. Poi ci sarà tutto il tempo per trovare non facili soluzioni finanziarie. Se la civiltà di un popolo si misura da come cura l’area destinata alla memoria dei morti, senza rischio di essere smentiti, possiamo ora dire che si lavoro per ripristinare il “tasso di civiltà perduto in questi ultimi decenni di abbandono totale”. La cosa più scandalosa resta il fatto che il cimitero è stato utilizzato come bancomat (vendita suoli e loculi) per ripianare le magagne contabili dell’ente locale. Ma con una strafottenza senza pari si è lasciato il camposanto nell’abbandono più totale, tanto da innescare il crollo di una cappella (Soccorso Nuovo) e indurre la chiusura di ben tre aree perché pericolanti. Il giudizio su quanti hanno programmato la gestione del patrimonio immobiliare comunale (negli ultimi 15 anni) è già scritto. E adesso servono soldi, che non ci sono, per risalire la china.

Prima dei lavori: umidità e crollo delle lapidi
Dopo la riqualificazione…
Redazione