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MADDALONI- Una bastonatura che poteva essere evitata. Così come la corsa ai ricorsi che rischia di rovesciarsi sul comune. “L’avevamo detto, preconizzato e avvertito: si, alla sacrosanta lotta contro l’evasione fiscale; si, alla lotta per l’equità fiscale; si, alla lotta contro i furbi; ma no alla pesca a strascico indistinta che predispone l’ente al rischio di una rivalsa“. Così parlò Angelo Tenneriello (Maddaloni Positiva) consigliere comunale che sulla lotta alla riscossione coattiva si è più volte dialetticamente confrontato con il sindaco Andrea De Filippo.

Dopo le due sentenze del Giudice di Pace di Maddaloni, potrete dire: “Vi avevamo avvertiti”?

Non scendiamo così in basso. Il nostro obiettivo invece è alto: è il bene della comunità e la tutela del comune. E questi due obiettivi stanno insieme in un solo modo: lotta seria all’evasione fiscale e gestione scientifica degli atti di riscossione. Cose che non si riscontrano in questa vicenda.

Perchè?

Perché leggere in una sentenza che il rappresentante legale della Sogert parla di “informazioni”, e non di atti, assunte dal comune o dal precedente gestore, c’è da saltare sulla sedia. Informazioni? E cosa sono le informazioni? Qui ci vogliono atti compiuti. Significa che la filiera che produce gli atti da cui dovrebbero scaturire gli atti esigibili è piena di buche e lacune. Qui, mancano in alcuni casi persino i documenti che dovrebbero legittimare le riscossioni. Ma di cosa stiamo parlando? Non si può banalizzare così l’azione recupero tributi e la politica di equità fiscale. Così oltre al danno si aggiunge la beffa.

Crede che queste sentenze possano essere una beffa per il comune?

Ma certo. C’è scritto che non è stata data prova di di aver interrotto il termine quinquennale di prescrizione. Qui, come è accaduto in passato, emerge la solita storia: gli agenti della riscossione non hanno mezzi idonei per ottemperare alla conservazione dei dati e degli atti, cosa fondamentale per le azioni di recupero. E quindi invece di incassare i crediti si incassano sconfitte giudiziarie.

Teme che sia solo l’inizio?

Ci saranno altri atti. Ma il problema non è il numero in assoluto ma i principi sgangherati su cui si è costruita questa campagna. Dopo l’annullamento degli atti ingiuntivi illegittimi (notificati nonostante la sospensione imposta dal decreto mille proroghe), ora un nuovo pronunciamento annulla pure le notifiche di pagamento e ingiunzioni di lungo corso affette da prescrizione di fatto e prive del corredo di atti che ne definiscano un titolo giudiziario definitivo. E ora Il fatto nuovo che non dovrebbe fare dormire sonni tranquilli è che è arrivata la condanna (per la Sogert) al pagamento delle spese oltre all’annullamento dell’intimazione di pagamento.

Quindi la Sogert potrebbe chiamare in giudizio il comune?

Potrebbe anche accadere. sarebbe l’epilogo paradossale di una vicenda nata male. A leggere l’ultima sentenza c’è da stropicciarsi gli occhi. E’ caduta l’ultima difesa: è chiaro il riferimento ai pronunciamento della Cassazione del Consiglio di Stato. Il Giudice di Pace può pronunciarsi sui ricorsi inferiori ai cinque mila euro. E da qui scatterebbe l’effetto valanga. Il vero problema è sempre lo stesso: il sindaco continua a chiudersi a riccio. Rifiuta il confronto su questi temi e ha minacciato anche le dimissioni. La giusta lotta all’evasione meriterebbe un approccio più freddo, scientifico, calcolato sugli atti esigibili e ponderato su quelli a rischio. Invece, si preferisce la pesca a strascico e gli effetti si stanno vedendo.

Redazione