00 4 min 3 anni

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Livorno, in esito all’operazione
“Black Coop”, hanno eseguito due misure di prevenzione patrimoniale (ex
art. 20 del Codice Antimafia) concretizzatesi nel sequestro di beni e valori per
650 mila euro nei confronti di due imprenditori – un italiano e un albanese –
a vario titolo coinvolti nella commissione di reati fiscali e fallimentari, contro
il patrimonio e intestazioni fittizie di beni. Già arrestati il 10 maggio 2017, i
due erano attivi in un sistema fraudolento di apertura e chiusura di cooperative
impegnate nel facchinaggio e nella spedizione di merci, con centro direzionale
a Livorno e a Rosignano Marittimo, e sedi nelle province di Pisa, Roma,
Caserta e Napoli, dove tra l’altro era stato indagato anche un commercialista
di Torre del Greco (deceduto nel 2016). Un sistema che consentiva di non
versare allo Stato imposte e contributi, smantellato nel 2017 con le indagini
dirette dalla Procura della Repubblica di Livorno, che poi trasmise per
competenza, ai fini dell’applicazione delle misure di prevenzione, apposita
proposta alla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica
di Firenze. In particolare, le cooperative di produzione di lavoro si succedevano
nel corso del tempo, a partire dal 2011, in continuità temporale ma erano prive
di effettive finalità mutualistiche ed erano sempre riconducibili ai principali
indagati, i quali operavano in appalto per un corriere espresso, estraneo alla
vicenda giudiziaria, puntualmente senza onorare i debiti tributari e previdenziali
maturati verso l’Erario.
Le attività di p.g., svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della GdF
di Livorno traendo spunto anche da segnalazioni di operazioni sospette che
evidenziavano anomale movimentazioni di denaro, sono quindi proseguite ai
sensi del decreto legislativo 159/2011, il “Codice delle leggi antimafia e delle
misure di prevenzione”, sempre in stretto coordinamento con la DDA della
Procura di Firenze.
Gli ulteriori (accertamenti) sono stati focalizzati sul profilo bio-criminale dei
due imprenditori, per la successiva applicazione della misura di prevenzione.
Così, A.K., albanese di 44 anni dimorante sulle colline livornesi (di Montenero)
e suo cognato G.V., italiano 53enne dimorante a Rosignano Marittimo, sono
stati giuridicamente qualificati come socialmente pericolosi, in relazione sia
alle condanne già riportate per illeciti che vanno dal trasferimento fraudolento
di valori ai delitti tributari, ai reati contro la persona e il patrimonio, sia ad altri
giudizi in corso per bancarotta, denotando uno stile di vita delinquenziale, ossia
abitualmente dedito ai traffici delittuosi ovvero vivendo abitualmente, anche in
parte, con i proventi di attività illecite, ossia, nel caso di specie, la costituzione
e la gestione di cooperative mediante un’associazione per delinquere
ramificata e capace di raggirare il Fisco.
Le indagini economico – patrimoniali, estese ai familiari conviventi, hanno
evidenziato un altissimo tenore di vita, con acquisti lussuosi e viaggi all’estero
per una media di oltre 500.000 euro l’anno e constatando, quindi, la
sussistenza di una considerevole sproporzione tra i redditi dichiarati (60.000
euro l’anno) e il patrimonio accumulato negli anni, comprovando che la
discrepanza era ascrivibile al “drenaggio” di risorse finanziarie dalle
cooperative.
Sulla base delle risultanze, il Procuratore Aggiunto presso la Procura della
Repubblica di Firenze Luca Tescaroli e il Sostituto Procuratore Fabio Di
Vizio hanno avanzato la richiesta della misura patrimoniale e il Tribunale
Misure di Prevenzione, presieduto dal Dottor Raffaele D’Isa, ha emesso i
relativi provvedimenti.
Sequestrata sulla collina di Montenero, a Livorno, una villetta da 128 mq con
garage, 5 supercar, preziosi tra cui 10 orologi pregiati e disponibilità
finanziarie su rapporti bancari per un valore complessivo pari a 650 mila euro.
Il provvedimento di sequestro si inserisce in una più ampia strategia
istituzionale, basata sul coordinamento dell’Ufficio distrettuale della
Procura di Firenze, diretta dal Dottor Giuseppe Creazzo, per le misure di
prevenzione e il contrasto ai patrimoni illeciti, volta a impedire, anche
attraverso l’applicazione della normativa antimafia, le infiltrazioni criminali
nell’economia legale su tutto il territorio toscano.

Redazione