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Legambiente: “La minaccia più tangibile è quella portata alle chiese di S. Lucia e di S. Michele, dove le cave non sono solo visibili e ormai sempre più vicine, ma contribuiscono al deturpamento di questi siti a causa delle polveri generate”

Dati che, inseriti nel panorama nazionale non proprio incoraggiante, dovrebbero fare accapponare la pelle. Dovrebbero fare infiammare i consigli comunali, elezioni amministrative e opposizioni sul piede di guerra. Invece, vince domina la rassegnata indifferenza. Ormai, il disastro paesaggistico è diventato ha sostituito il paesaggio naturale ed è diventato parte dello sky line dei tifatini. L’altra faccia dell’indifferenza si chiama “cultura degli annunci”. Bocciata la politica della riqualificazione ambientale emendata da proroghe estrattive.

Ecco il giudizio severo del report 2021 di Legambiente

Per capire l’impatto delle cave a Caserta e nei Comuni limitrofi basta osservare lo stato dei monti Tifatini, nell’area fra Capua e Maddaloni, oggi profondamente segnata dai 15 siti estrattivi presenti (8 a Caserta, 5 a Maddaloni e 2 a Capua) con fronti di cava enormi, visibili da ogni punto del capoluogo. Negli ultimi anni non solo la riqualificazione ambientale annunciata precedentemente dalla Regione Campania non è stata portata avanti ma sono stati prorogati i termini per l’estrazione nei siti in questione. Nel frattempo l’estrazione del calcare e lo sfregio generato al paesaggio ed al territorio sono diventati devastanti per le popolazioni di quest’area. La minaccia più tangibile è quella portata alle chiese di S. Lucia e di S. Michele, dove le cave non sono solo visibili e ormai sempre più vicine, ma contribuiscono al deturpamento di questi siti a causa delle polveri generate.
Unica notizia positiva è la chiusura dei due cementifici, Moccia e Cementir, che in precedenza contribuivano largamente all’inquinamento dell’aria a Maddaloni e Caserta.

Redazione