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SERVIZIO A CURA DI ALFREDO FERRARA

Quest’anno all’Eurovision 2021 di Rotterdam parteciperanno i Maneskin, i giovani e sorprendenti vincitori del Festival di Sanremo con il brano Zitti e buoni. I quattro romani sono gli ultimi artisti a rappresentare l’Italia in questo importante contest canoro, che ha visto per il bel paese cantanti e gruppi del calibro, tra gli altri, di Claudio Villa, Renato Rascel, Betty Curtis, Sergio Endrigo, Iva Zanicchi, Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Nicola di Bari, Mia Martini, i Ricchi e Poveri, i Matia Bazar, Alice, Franco Battiato, Anna Oxa, Fausto Leali, Luca Barbarossa, Albano e Romina Power, Emma, Nina Zilli, Ermal Meta e Fabrizio Moro e tanti altri nomi famosi che hanno portato la musica italiana a essere conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. La prima partecipazione italiana, essendo l’Italia tra i paesi fondatori non può essere che alla prima edizione del 1956 in Svizzera, con due canzoni (all’epoca ogni paese poteva presentarsi con due brani): la vincitrice del Festival di Sanremo del 1956, Franca Raimondi, con Aprite le finestre, mentre l’altro brano fu della seconda classificata al Festival e cioè Tonina Torrielli con Amami se vuoi. Quell’edizione la vinse la Svizzera e tutti gli altri secondi a pari merito, non fu mai rivelata la classifica.

Franca Raimondi, prima italiana in gara all’Eurovision

L’anno dopo nel 1957 partecipò Nunzio Gallo con Corde della mia chitarra, canzone che arrivò sesta, ma divenne poi famosa per i fan dell’Eurovision in quanto Gallo allungò la sua esibizione a 5 minuti e 9 secondi e da allora si decise che le canzoni partecipanti dovevano avere una lunghezza massima di 3 minuti e 30 secondi poi ridotti a 3 minuti. Ancora ad oggi rimane la canzone più lunga dell’Eurovision. Indimenticabili furono le esibizioni di Domenico Modugno, nel 1958 con Nel Blu dipinto di blu, che incredibilmente arrivò solo terzo, ma ancora oggi quell’esibizione risulta tra le venti migliori di sempre. Ci riprovò l’anno dopo con Piove (ciao ciao bambina) arrivando “solo” sesto. Memorabile, stavolta in senso negativo, la partecipazione del 1966 con Dio come ti amo, Modugno non soddisfatto dell’orchestra abbandonò il palco e per questo fu squalificato. Ad oggi, quel gesto rappresenta il peggior risultato dell’Italia all’EuroVision.

Domenico Modugno: per lui gioie e dolori nelle partecipazioni all’EuroVision

La vittoria, la prima, arriva nel 1963 a Copenaghen con la sedicenne, all’epoca, Gigliola Cinguetti con Non ho l’età (per amarti), la più giovane vincitrice dell’Eurovision fino alla vittoria del 1986 di Sandra Kim, belga di origine italiana, che mentì sull’età sostenendo di averne 15 quando in realtà aveva solo 13! Quindi, come da tradizione, fu la Rai a dover organizzare l’edizione successiva dell’Eurovision presentata da Renata Mauro. Fu Napoli a fare da cornice all’evento e per l’Italia fu Bobby Solo a cantare, Se piangi se ridi fermandosi al quinto posto. La Cinguetti rischiò di vincere una seconda volta nel 1974 con il brano , che arrivò al secondo posto, battuto da quel capolavoro di Waterloo degli ABBA. Una curiosità: La Rai rinvio di qualche mese l’emissione della trasmissione televisiva in quanto in quello stesso periodo si svolgeva la campagna elettorale per il referendum sul divorzio e si pensò che il titolo della canzone della Cinguetti potesse condizionarne l’esito. Il 1974 fu una edizione straordinaria quella con la partecipazione di Olivia Newton-John di Greaseper il Regno Unito e la canzone portoghese di Paulo de Carvalho E depois do Adeusdivenne l’inno della rivoluzione dei garofani.

Bobby Solo: protagonista nell’edizione che si svolse a Napoli nel 1964

Un buon momento per l’Italia in quanto l’anno dopo arrivò il terzo posto di Wess e Dori Ghezzi con Era. Negli anni successi alcuni piazzamenti, fino a che nel 1981 la Rai decise di non partecipare all’Eurovision motivando uno scarso interesse del pubblico. Il ritorno si ebbe nel 1983 con Riccardo Fogli che portò in gara Per Lucia che concluse la sua corsa all’undicesimo posto. Nel 1986 ancora un rifiuto della Rai a partecipare, ma ritornò l’anno successivo proponendo con una selezione interna Umberto Tozzi e Raf che finirono terzi con Gente di Mare. Preludio alla seconda e ultima vittoria italiana quella di Toto Cutugno a Zagabria nel 1990 con Insieme: 1992. Cutugno fu anche paroliere e compositore. Al ritiro del premio si presentò vestito in nero, a differenza del vestito bianco della sua performance, in quanto sporcatosi per via della tintura dei capelli colata sulla giacca.

Si torna in Italia e precisamente a Roma per l’Eurovision che fu presentato proprio dai due vincitori: Cinguetti e Cotugno. Per l’Italia sarà Peppino di Capri ad esibirsi con una canzone in napoletano, Comme e doce o mare finito al 7° posto. Sono anni non solo di gioie ma anche di veleni, si comincia a parlare di boicottaggio da parte della Rai, prima nel 1995 ai danni di Enrico Ruggeri, finito dodicesimo con Sole d’Europa. Ancora un paio di forfeit italiani per poi tornare nel 1997 con i Jalisse, grandi favoriti alla vigilia e poi soltanto quarti con Fiumi di Parole. Leggenda vuole che i dirigenti Rai erano terrorizzati nel dover organizzare l’Eurovision ritenuto non commercialmente vantaggioso. Non entriamo nel merito, ma di certo la Rai sospese la partecipazione all’Eurovision fino al 2010!

Nel 2011 il ritorno con il botto, secondo posto di Raphael Gualazzi con Follia d’amore (madness of love), premiato dalla giura, ma non dal televoto. Poi è storia recente con il bel risultato de Il Volo nel 2015 con Grande Amore terzi e primi italiani a vincere il Press Award (canzone più votata da stampa e media). Stesso premio che riceverà due anni dopo Francesco Gabbani sesto classificato con il suo Occidentali’s Karma. Altro premio secondario, ma pur sempre prestigioso, il Compositer Award (migliore composizione musicale) fu vinto nel 2019 da Mahmood con Soldi che per soli 27 punti non si aggiudicò l’Eurovision che fu vinto dall’olandese Duncane Laurance con Arcade, tutt’oggi detentore del titolo visto che nel 2020 causa covid non vi fu gara, per l’Italia Diodato con Fai Rumore era tra i favoriti della vigilia. Oggi ai Maneskin, che con i loro strepitosi numeri di vendita e classifiche, presentano certamente un brano molto diverso da quello che i fan europei sono abituati ad aspettarsi dall’Italia. Il fatidico giorno si avvicina e saliranno all’Ahoy Arena di Rotterdam e noi non resta che fare il tifo per loro e per la musica italiana.

Vincenzo Lombardi