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MADDALONI- La strage di Capaci, tra misteri, celebrazioni, indignazione e giornata della memoria. Tutto è la celebrazione di una strage che ha ancora discutere e interrogare. L’on. Antonio Del Monaco (M5S) ritiene non sufficiente la “cultura del ricordo”.

Che giornata è il 23 maggio?

E’ un trauma irrisolto. Una ferita mai rimarginata. Sono sempre più convinto che celebriamo una strage, perché di strage si tratta, che è diventata altamente simbolica.

Simbolo di sacrificio e di barbarie?

Non solo. Non è solo questo purtroppo. Se vogliamo celebrare degnamente la memoria di uomini che hanno dato la vita, il loro sangue, allora dobbiamo avere il coraggio e la forza di aprire i fascicoli della verità.

Non tutto quanto è stato ricostruito torna?

Solo gli uomini di Riina, Provenzano e Brusca non potevano architettare una strage del genere. Un simile fatto, un’attentato di tale portata può essere concepito e portato a termine da un’organizzazione di persone che hanno militato in strutture ben più potenti e più attrezzate.

Altre presenze e altri protagonisti?

Chi ha schiacciato il telecomando, come dicevo prima aveva ben altro know how. La strage, ma anche quello che diceva Carmine Schiavone, hanno permesso di creare un nuovo sistema o modo di far giustizia nel tentativo di mettere le mani sulla mafia e non solo. Soprattutto, sul connubio tra la mafia, pezzi dello stato e servizi deviati.

Più interrogativi che risposte in questa celebrazione?

Finché non si tirerà fuori la verità non faremo chiarezza su nulla. Nemmeno con le celebrazioni. Se è stato possibile consumare un attacco del genere significa che ci doveva essere al disponibilità di tanti personaggi istituzionali di prima linea. Allora se vogliamo celebrare la strage dobbiamo aprire i forzieri della verità.

Ventinove anni e mille interrogativi…

Il tempo passa. Bisogna illuminare le zone ancora in ombra oppure dobbiamo aspettare che altre persone muoiano così non siano più indagate? Questo significa fare memoria vera.

C’è domanda di giustizia non soddisfatta?

C’è sete di giustizia che non è un accanimento terapeutico ma richiesta di giustizia vera contro chi ha utilizzato lo Stato piegandolo ai propri fini.

Redazione