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Il punto con Carlo Scalera. Il ruolo dei Centri per l’impiego, la figura controversa dei navigator. La mancanza di vere politiche attive del lavoro e la confusione con le misure di contrasto alla povertà

MADDALONI- Sempre a proposito del reddito di cittadinanza, si comincia a muovere qualcosa.
Fino ad ora in molte realtà il reddito di cittadinanza è stato solo un semplice sussidio, mentre dove la politica, si informa, si confronta ha iniziato a dare i propri frutti. A Maddaloni solo oggi si parte e speriamo con il piede giusto.

Vogliamo spiegare come funziona e come è cambiato il reddito di cittadinanza, visto con l’occhio di un ex direttore dei Centro per l’Impiego?

Molti si interrogano quale futuro avrà il reddito di cittadinanza, per il momento per il 2021 non dovrebbe cambiare nulla. Anzi, le risorse previste nella legge di bilancio sono state ampliate. Tuttavia, si vorrebbero rendere più efficaci i servizi per l’impiego e l’incontro domanda- offerta di lavoro.

Ma a chi spetta?

Per il momento questo sussidio viene riconosciuto a due fasce di destinatari: agli over 67 (o alle famiglie con soli over 67 e disabili gravi), spetta la pensione minima di cittadinanza, che consiste in un’integrazione indiretta per chi percepisce redditi o pensioni sotto la soglia di povertà, mentre a tutti coloro che si trovano sotto la soglia di povertà ed in età lavorativa spetta il reddito di cittadinanza vero e proprio.

Come funziona?
L’erogazione degli importi su carta prepagata è indispensabile, per evitare spese vietate, come il gioco d’azzardo. Servendosi del reddito di cittadinanza; in ogni caso, la riforma dei centri per l’impiego, in base a quanto annunciato, dovrebbe trasformare il reddito di cittadinanza, per coloro che si trovano in età lavorativa, in una misura straordinaria, favorendo l’incontro tra domanda e offerta d’impiego ed assicurando realmente il collocamento dei disoccupati.

E i navigator?
Mentre i tanti discussi navigator di recente hanno ottenuto una proroga del contratto di collaborazione fino a fine anno e in futuro sperano come tanti giovani e meno giovani nel posto fisso. Grazie al decreto Sostegni firmato dal Governo Draghi, entrato in vigore il 23 marzo 2021, il contratto dei navigator, che era in scadenza il 30 aprile, è stato prorogato fino alla fine del 2021. Prima o poi però non sarà più rinviabile un vero dibattito sul senso, sull’efficacia e sul destino di questa figura. Avrebbero in teoria dovuto trovare lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza. I nostri disoccupati ancora non hanno avuto il modo di incontrarli, infatti è da poco che hanno iniziato a lavorare, causa pandemia, nei centri per l’impiego (smart working permettendo): hanno un’età media di 35 anni, spesso una laurea (giurisprudenza la più diffusa). Dapprima erano 2.980, ma il loro ingresso nei centri per l’impiego è stato oggetto di un lungo scontro con le regioni (o almeno, alcune di esse) che non vedevano di buon occhio – o semplicemente non ne comprendevano il perché – la presenza nelle loro strutture di dipendenti di altre amministrazioni. A quel punto così si è trovata una sintesi: i navigator operano spesso in affiancamento al dipendente del centro per l’impiego, ma questa sorta di sistema parallelo ai Cpi, senza avere strutture più che competenze, non ha creato un sistema “oliato alla perfezione”, per usare un eufemismo. I navigator di fatto mostrano le offerte di lavoro che i Cpi raccolgono ed elaborano, ma non hanno offerte di lavoro proprie.

Ma il reddito, alla fine, permette di incontrare il mondo del lavoro o è solo sussistenza o peggio assistenzialismo?


E’ sotto gli occhi di tutti che il vero problema è che c’è sin dal 2019 c’è confusione tra politiche attive e contrasto della povertà. Il reddito di cittadinanza come strumento di indispensabile aiuto alle famiglie in difficoltà economiche ha funzionato e funziona bene (come funzionava del resto bene il reddito di inclusione precedente, potenziato a suon di miliardi con il reddito di cittadinanza). Ma sulla fase di ricerca lavoro, le cose sono andate male. Il punto è che l’intero sistema del collocamento pubblico andrebbe riformato, con uno strutturale e più fluido accoppiamento al collocamento privato, che pare avere quantomeno una maggiore aderenza alle reali pieghe del mondo del lavoro nell’Italia del 2021.

Ma c’è qualche comune che almeno ha fatto decollare, da tempo e con successo, i piano di utilità comunale (Puc)?

Ce ne sono anche dalle nostre parti. Vedasi Marcianise dove molti progetti, dedicati ai percettori del Reddito di Cittadinanza, sono risultati utili collettività in ambito culturale, sociale, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni. Oltre ad essere fondamentali all’inclusione sociale e alla crescita dei cittadini beneficiari.

Con quali attività?

A Marcianise saranno impegnati circa 150 nei seguenti progetti “Verde, bene…. Comune” – area ambientale. “Tuteliamo il cimitero” – area tutela dei beni comuni “Azioniamoci per la collettività” – area sociale. “A scuola in sicurezza” – area sociale. “Vivere il comune” – area tutela dei beni comuni.

Redazione