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Possiamo scavare in tutti gli almanacchi e affondare in qualunque ricorso storico, il 29 maggio a Maddaloni avrà sempre e solo un unico significato: la prima volta del Giro d’Italia in città. La leggenda narra che mai tanta gente è stata vista in strada a Maddaloni. Un fiume di persone incalcolabile per un’occasione ancora scolpita nella memoria e tramandata nel tempo alle nuove generazioni. Qualche saggio decano sintetizza con un pensiero:” quel giorno nelle case non vi era nessuno. Tutti nelle strade”. Marco Torriani, figlio del grande patron della corsa Vincenzo, in una delle tante soste al “Villaggio dei Ragazzi”, definì quella tappa “un sogno reso possibile dalla concretezza degli uomini. Un sogno diventato realtà e rimasto nel cuore di tutti per la sua bellezza”. 29 Maggio 1985: dodicesima tappa, ne mancano dieci alla fine. Roberto Visentini è maglia rosa, Francesco Moser è il grande favorito, l’idolo dalle folle, il vincitore uscente che l’anno prima, proprio grazie alle cronometro, aveva terminato la corsa rosa sul gradino più alto del podio. Con loro Lemond, Saronni, Lajarreta, Bontempi, Chioccioli, Baronchelli e il debutto tra i “prof.” del Diablo Claudio Chiappucci. Nomi che si ricordano a memoria come una poesia. Quel 29 Maggio di trentacinque anni fa, c’era una città vestita a festa dove forse non sarebbe caduto nemmeno uno spillo in terra talmente tanta era la calca vogliosa di vedere sfrecciare gli idoli delle due ruote, testimoni di un tempo che oggi ci appare lontano e forse irripetibile.

Francesco Moser nel “Villaggio dei Ragazzi”…dietro di lui la neo maglia rosa Bernard Hinault

In scena c’era proprio una corsa contro il tempo: la cronometro Capua-Maddaloni, 38 km che l’Italia sportiva era pronta a seguire in TV con i versi in prosa narrante di Adriano De Zan. Il Giro d’Italia gioca a Maddaloni una delle sue partite più importanti per la classifica finale. Forse è davvero un sogno e qualcuno preferisce non essere svegliato. Non è certamente un sogno per Amedeo Marzaioli, il grande condottiero del ciclismo, l’uomo che da oltre mezzo secolo si è guadagnato la fiducia, gli oneri e gli onori delle grandi competizioni a tappe. Quando corse come “Il Giro della Campania”, la “Tirreno-Adriatico”, i Mondiali su strada e decine di altre competizioni sbarcano nella nostra Regione, il primo posto del comitato organizzativo è suo. Per non parlare del rapporto speciale che lega a doppio filo la famiglia Marzaioli con “La Gazzetta dello Sport”, la mitica “rosea” organizzatrice del Giro.

La cartina del “Giro” 1985

MARZAIOLI, BARTALI, DON SALVATORE: QUELLA TAPPA IMPOSSIBILE DIVENTATA LEGGENDA

Amedeo è un’istituzione in materia di organizzazione, planimetrie, regolamenti e scelta dei percorsi ma, l’allestimento di quella Capua-Maddaloni supera ogni logica. Una tappa preparata per ben…24 anni!! “Quella cronotappa indimenticabile per tutti gli sportivi ed appassionati – racconta Amedeo aprendo con Giornale News l’album dei ricordi – nacque nel Marzo del… 1961! La S. Pellegrino, guidata da Gino Bartali, era ospite del Villaggio dei Ragazzi in vista della partecipazione al Giro della Campania. Era stato mio padre Domenico a chiedere a Don Salvatore di ospitare la squadra nella quale militava anche mio fratello Alberto Marzaioli. Detto e fatto. La squadra fu prelevata a Roma al termine della tappa Mentone/Roma. Al rientro nel Villaggio sotto l’androne Bartali chiese a Don Salvatore: ma perché non facciamo qui a Maddaloni una tappa del Giro d’Italia? Don Salvatore mise le mani in tasca e gli rispose: carissimo Bartali ma io non ho una lira. Ginettaccio senza scomporsi esclamò: Non ti preoccupare! Nel 1983 il sogno di Bartali e Don Salvatore iniziava tra mille difficoltà a prendere forma ma, un tragico evento sconvolse la città: l’assassinio di Franco Imposimato, fratello del giudice Ferdinando Imposimato che all’epoca stava assestando un duro colpo alle attività mafiose e stava indagando sul delitto di Aldo Moro. All’indomani della sua uccisione – continua Marzaioli – promisi a me stesso che avrei fatto qualcosa di importante per ricordarlo. Franco era amico mio carissimo, il filmato del mio matrimonio lo girò lui, era grande appassionato di ciclismo, collaboratore prezioso di tutte le gare che organizzavo. Di questa mia idea ne parlai con Carmine Castellano che all’epoca era il collaboratore numero uno del patron Vincenzo Torriani e già nel 1984 Maddaloni fu inserita in una prima ipotesi di percorso. Arriva il fatidico 1985, le voci di vedere il nome della città nella cartina della corsa rosa si fanno sempre più insistenti ma l’ufficialità non arriva. Ci vollero mille telefonate, notti insonni, cambiamenti di programma, corsi e ricorsi con Gino Palumbo (campano doc e all’epoca direttore della “Gazzetta”) e Vincenzo Milano (illustre dirigente sportivo), per arrivare alla fatidica approvazione. Finalmente – prosegue Amedeo Marzaioli – dopo un lavoro infinito durato 24 anni avvenne, in Piazza Matteotti, proprio davanti al Comune, il primo incontro tra Torriani e Don Salvatore alla presenza anche di Carmine Castellano che qualche anno dopo sarà il degno successore proprio di Torriani. Ne nacque una affettuosa amicizia che negli anni a venire farà sì che il Giro d’Italia diventerà di casa a Maddaloni”.

Gino Bartali ed Amedeo Marzaioli

29 MAGGIO 1985: IL GOTHA DEL CICLISMO SCOPRE MADDALONI E IL “VILLAGGIO”

Il racconto sportivo di quella Capua-Maddaloni è consegnato alla storia. Ancora oggi si trovano in rete frammenti di video, articoli e racconti su una delle pagine più belle del Giro d’Italia. Moser fu protagonista di una bella prestazione ma Bernard Hinault lo demolisce, con una performance maestosa. Vinse lui, l’uomo della “Tripla Corona” (Giro, Tour e Vuelta e 216 vittorie in carriera) distanziando di quasi un minuto Moser e le sue tecnologiche ruote lenticolari, che sul percorso ispido che portò al traguardo di Piazza della Vittoria, o sui muscoli stanchi del trentino, non trovarono la giusta rispondenza. Due minuti o giù di lì a Visentini che cedette maglia e sogni. Da quel 29 Maggio 1985, il “Giro” toccherà per altre sei volte (1995, 1998, 2000, 2001, 2002, 2011) la città di Maddaloni e soprattutto il “Villaggio dei Ragazzi” di Don Salvatore D’Angelo, il quartier tappa più avanzato e romantico che la carovana abbia mai potuto avere per i tempi. Quel 29 Maggio del 1985 è stato forse il “Capodanno” sportivo di Maddaloni, un momento esaltante di cui andare fieri, da raccontare ai nipotini di ieri, uomini di oggi. “Una tappa infinita – scherza Marzaioli – altro che 38 km! Fino all’ultimo ci furono problemi da risolvere con la Questura, la Polizia Stradale, mille rassicurazioni, il sindaco di Caserta che le provò tutte per far sì che la cronometro passasse davanti alla Reggia, offrendo uno spettacolo mozzafiato ai telespettatori. Alla fine, quella tappa è passata alla storia come il grande sogno di Don Salvatore e Gino Bartali che diventa realtà. Senza tema di smentita è stata l’esperienza più bella ed intensa della mia vita sportiva”. Una festa macchiata, poche ore dopo, dal sangue dell’Hysel, nella tragica finale di Coppa Campioni tra Liverpool e Juventus, di quei 39 morti simbolo di una dei più grandi drammi che lo sport abbia mai raccontato. Il giorno dopo, 30 Maggio, l’Italia sportiva piange su una Coppa che non si sarebbe mai dovuta assegnare, mentre dal portone del “Villaggio dei Ragazzi”, Hinault esce con la sua maglia rosa fresca e lucida. Uno scatto che vale da solo tutto quanto raccontato finora.

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IL FUTURO E I SOGNI ROSA. LA “GAZZETTA” AMA MADDALONI MA…

Ogni volta che lo incontrano per strada parte inevitabile il tormentone: “Amedeo, ma quanto ritorna il Giro a Maddaloni?”. Marzaioli è uomo vecchio stampo, un dirigente sportivo legato a metodi e mentalità assai diversi da quelli in voga oggi e al fumo preferisce sempre l’arrosto. Per lui una stretta di mano vale più di cento contratti. Sul ritorno della corsa rosa in città lavora da anni come un forsennato in grande riserbo. Il suo sogno non si è mai spento: a Maddaloni deve ritornare il Giro! “I tempi sono cambiati – ci confessa Amedeo – e soprattutto il romanticismo di una volta è stato sostituito dal business. C’è bisogno di un investimento di circa cinquantamila euro per garantire a Maddaloni almeno una partenza di tappa. I ricordi sono bellissimi ma ci sono anche i conti da far quadrare. Le porte della “Gazzetta” sono sempre aperte perché Maddaloni e il “Villaggio” hanno sempre un posto speciale e gli organizzatori vogliono fortemente che la corsa tocchi anche i piccoli centri, basta guardare cosa accaduto quest’anno a Guardia Sanframondi, paesino di quattromila abitanti. Il grande sogno del ritorno del Giro a Maddaloni può essere realizzato purché ci sia la volontà, la competenza e quella lungimiranza che solo Don Salvatore D’Angelo aveva. Per mettere in moto la macchina organizzativa è necessario avere la piena consapevolezza che un evento come la corsa rosa rappresenta una grande possibilità di rilancio per il territorio”.

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Vincenzo Lombardi