Non cresceranno più patate o granturco sui terreni dove dovrebbe sorgere il «casello autostradale Maddaloni» sull’A30. Oggi si è consumata una svolta epocale da far tremare le vene ai polsi e venire le lacrime agli occhi: la Società Autostrade per l’Italia S.p.A. ha provveduto alla pubblicazione dell’avviso di gara per l’affidamento dei lavori del nuovo svincolo e stazione di Maddaloni sulla A/30 Caserta-Salerno mediante procedura negoziata, le cui domande di partecipazione dovranno pervenire ad Autostrade S.p.A. Via A. Bergamini n. 50 entro il giorno 03.11.2016, ore 14.00. E non è tutto. Stanno accadendo cose mai viste: presso la Stazione unica appaltante (Sua) di Napoli, Provveditorato OO.PP., sono in corso pure le procedure per l’affidamento dei lavori relativi alla strada di collegamento alla viabilità ordinaria del realizzando svincolo sulla A30. Tradotto significa che c’è pure la gara d’appalto per la costruzione della strada di collegamento tra l’area casello, l’Interporto Maddaloni-Marcianise e l’ex statale 265. Poco più di sei milioni di euro saranno messi a gara dal Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche (Campania, Molise, Puglia, Basilicata). Ad onore del vero tutto doveva essere completato entro il 21 luglio ultimo scorso. Meglio tardi che mai. E poi che saranno mai quasi 100 giorni di ritardo rispetto ai quattromila trentasei giorni (dicasi 4036) passati da quando nel lontano 28 dicembre 2005 fu firmato l’accordo per la costruzione del casello autostradale di Maddaloni. Per i più giovani e per gli attori smemoratissimi della politica locale erano i tempi di Sandro De Francisciis. Politicamente parlando, è un’era geologica fa. Protagonista dell’accordo fu l’avvocato Antonio Cerreto prima maniera: nella versione di sindaco facente funzione, sorretto da una maggioranza (del nascente Pds-Ds) ordinatamente accucciata intorno agli attributi politici di Franco Lombardi neo consigliere regionale. In quel tempo, lo sguardo arcigno e severo del capo unico e indiscusso teneva a bada la corte dei seguaci. Anche quelli che allora sedevano in 44esima e ultima fila che oggi millantano capacità di strategia politica e di finissima mediazione. Insomma i Gianni Letta in salsa maddalonese alias i “Letta alla pummarola”. Ma tornando al casello autostradale, sta per finire una via crucis amministrativa finanziaria che ha avuto risvolti surreali. Come surreale è stata la cerimonia di posa della prima pietra del lontano 30 luglio 2008. Erano i tempi di Michele Farina sindaco tirato lucido e bardato di fascia tricolore e del sottosegretrario di stato Nicola Cosentino, allora in auge e ben prima delle disavventure giudiziarie, che per molti hanno assunto forme di accanimento ingiustificabili. Il casello autostradale che verrà, adesso quasi certamente nel 2017, è l’occasione per riflettere su un disgraziatissimo decennio della politica locale che sembra tutt’altro che al tramonto. E ora, dopo anni di stallo, l’attenzione è tutta focalizzata sulle ricadute occupazionali. Per le quali i sindacati confederali non azzardano nessuna previsione per oggettiva mancanza di elementi di valutazione in assenza di aggiudicatari e di piani di cantierizzazione. Il casello autostradale «Maddaloni-Interporto Sud Europa” sull’A30 è ad un passo. Viste le passate tribolazioni, un ordinario atto amministrativo (insignificante per la sua valenza operativa), assume una rilievo epocale. C’è da gioire, tirare un sospiro di sollievo e da riflettere.