Molte indiscrezioni, troppe chiacchiere senza ufficialità e nessun comitato attivo come in passato
MADDALONI- Che festa di San Michele sarà? Ci saranno certamente i festeggiamenti religiosi: quattro giorni da venerdì 27 a lunedì 30 settembre. Per quelli civili, tradizionalmente inaugurati con il varo della bandiera su corso I Ottobre e l’avvio delle questua tra i fedeli, il percorso sembra tutto da scrivere. Se i simboli e le tradizioni hanno ancora una valore, secondo un codice non scritto diventato regola ferrea con i decenni, la bandiera non è stata issata. Par i maddalonesi quindi, secondo tradizione, significherebbe che è tutto in fase di organizzazione. Anche se si vocifera che, dietro le quinte, fervano contatti, trattative e addirittura opzioni contrattuali per il concerto del quarto giorno. Tutte chiacchiere e indiscrezioni prive di ufficialità. E’ certo invece che il rettore abbia dato l’incarico, in occasione della traslazione effige del Santo Patrono dal monte alla absilica del Corpus Domini, a Peppe Riccio. Ma sembra che non ci sia stato un seguito organizzativo. Fatto sta che, per la prima volta nella storia i maddalonesi a meno di venti giorni dai festaggiamenti, non siano stati informati sui festeggiamenti che verranno e sulla composizione del comitato organizzatore. C’è sempre una prima volta. Così come è la prima volta che, dopo gli anni ruggenti del compianto cavaliere Pietro Varra, non esita un confine netto tra i volontari, le associazioni e l’amministrazione comunale. La divisione dei ruoli è fondamentale nelle dinamiche di una comunità sana, laica e coesa. Invasioni di campo generano confusione. Ma stando ai segnali, su corso I Ottobre è cominciata il taglio degli alberi. E’ la manutenzione prima degli addobbi? Certamente, ci sarà l’ufficializzazione, la solita festa, che ovviamente come sempre piacerà o meno a seconda dei gusti. E pure questo fa parte della tradizione.
Festa o trionfo del fariseismo?
Ma la verità è che certi riti, legati ad un mondo che non c’è più, sono ormai privi del necessario supplemento d’anima come insegnava il grande papa Paolo VI. Alla luce del Vangelo poi di questi giorni certe liturgie esteriori, fine a se stesse, sembrano destinate a sfociare nel fariseismo più estremo: tutto riti, gesti, abitudini e poca conversione dei cuori. Ma un dato “sociologico” è inoppugnabile: un tempo la festa era, per tutti (indipendentemente dalla proprie convinzioni) mobilitazione di popolo, condivisione e partecipazione. Ora, è silenzio, gossip e gestioni discrete. Un dato è incontestabile: Maddaloni non è più una comunità dall”etimologia del termine latino, communitas, cum-munus: il munus o compito condiviso che tutti unisce e rispetto al quale tutti sono degni e partitari servitori. Una condizione felicemente simboleggaiata dalla splendida parabola dei lavoratori nella Vigna del. Signore le cui porte sono sempre aperte anche ai lavoratori dell’ultima ora. L’esatto opposto del silenzio, delle discrezionalità e della negazione di ogni forma di partecipazione. Insomma, il polo opposto di certe organizzazioni che sembrano invece avere le porte chiuse a chiunque perchè blindate dall’interno. E su questo ci sarebbe, indipendetemente della festa, molto da riflettere.