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Ancora una magra figura del Consiglio Comunale: meglio la rissa che il confronto su temi qualificanti

Il Consiglio Comunale più bello del mondo. Vi ricordate della rissa sguaiata sull’ospedale? Ora, su un argomento altamente qualificante, come il diritto costituzionale alla tutela della salute e dei livelli essenziali di assistenza (Lea), vige il più assoluto silenzio. Alla faccia di tavoli istituzionali, comunicati stampa e dichiarazioni bellicose. Le mode cambiano in fretta: è già l’ora della lotta tra responsabili e irresponsabili; tra quelli per un rigo in più e uno in meno; tra i difensori dell’ortodossia statutaria e quelli della mediazione. E’ la “politica del punto e virgola” alla ricerca disperata (tra la maggioranza e tra le opposizioni) di un nemico. Insomma, meglio una rissa che affrontare i problemi reali e scabrosi del territorio. E’ francamente più facile. Ci si sfoga. E, sotto sotto, ci si diverte pure. Ma soprattutto non bisogna studiare, approfondire, toccare argomenti scomodi e nè fare assunzione di responsabilità. Quindi invece di parlare dei Livelli essenziali di prestazione (Lep) della messa in discussione della spesa storica e dei criteri del calcolo dei fabbisogni standard (vero e unico fondamento possibile per un ipotetico regionalismo differenziato che non diventi “Secessione dei ricchi”), come insegnato da illustri studiosi a cui si è accodato con buon senso anche il governatore De Luca, si discute delle pinzellacchere procedurali, delle provocazioni, delle chiusure, degli atti di avversione verso il Governo o della maggioranza verso le opposizioni. Insomma, dissertazione sul nulla e sul vuoto pneumatico in politica. Ancora una magra figura di un Consiglio Comunale che non riesce e a risorgere dalle sue ceneri. Sono nove anni ormai che il civico consesso ci delizia con spettacoli strabilianti: quattro scioglimenti anticipati (dal 2010), tre commissariamenti, cinque sindaci, una consiliatura durata due ore; passaggi di casacca senza argine e senza pudore. Invece di lavorare per il recupero della credibilità perduta, ci si azzuffa. Di questo passo, al peggio non ci sarà mai fine.

Redazione

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