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Colacem all’atto finale: verso la chiusura anche del centro di macinazione. Sindacati al lavoro per rafforzare le tutele sociali-occupazionali per i 45 dipendenti

Maddaloni (CE), 2019 Veduta aerea del cementificio Colacem (ex Cementir), sullo sfondo la cava Vittoria Fino al 31 marzo 2019 il cementificio Colacem (ex Cementir) si era visto autorizzare le attività di estrazione nella cava Vittoria per un volume complessivo di oltre 500mila m³ e il raggiungimento della quota finale di fondo piazzale di 92 metri. Nel dicembre 2018 comitati e cittadini hanno fatto ricorso contro il decreto regionale riuscendo a bloccarne le attività.

MADDALONI- Verso la dismissione anche del centro di macinazione della  «Maddaloni Cementi S.r.l.», interamente controllata dalla Colacem. Dopo mezzo secolo, dal primo ottobre prossimo, potrebbe cessare la produzione di cemento a Maddaloni. Durante il confronto, tra la proprietà e i sindacati, è stato ufficializzato (come è già accaduto allo stabilimento gemello di Spoleto) l’insostenibilità dei centri di macinazione indotta dell’esplosione dei prezzi di produzione del clinker (componente base del cemento) concatenata all’incremento dei costi delle quote di anidride carbonica. In concreto, i centri di macinazione, non collegati a quelli di produzione, non hanno futuro. Tra Maddaloni e Spoleto (sito già chiuso) c’è una differenza; dal primo Ottobre, lo stabilimento sarà trasformato in un semplice punto vendita. Si tratta di una retrocessione da impianto produttivo a zona di smistamento e commercializzazione del cemento al servizio del bacino produttivo strategico della Campania e dei cantieri aperti delle grandi opere. Completata, pertanto, la dimissione della filiera produttiva territoriale partita prima con il fermo dell’attività estrattiva e poi completato con il mancato adeguamento e utilizzo del piano cava. Al lavoro i sindacati che, dopo il «Piano sociale» per il trasferimento, volontario e incentivato, del personale verso altri stabilimenti del gruppo presenti sul territorio nazionale (con 45 dipendenti su 90 unità), puntano al rafforzamento dei sistemi di protezione sociale. Al lavoro Fillea-Cgil e Filca-Cisl per una riedizione potenziata del piano sociale, destinati ai 45 dipendenti e bastato su tre cardini: miglioramento dei percorsi di garanzia e degli incentivi economici; bonus e incentivi che possano accompagnare il personale della fascia 55-62 anni alla maturazione di solidi ammortizzatori sociali e una condizione pensionistica; ridefinizione del piano di impiego in azienda. Insomma, un sistema di ascensori sociali che non produca traumi occupazionali. Da domani, si parla anche di outplacement del personale. Incontro con l’ “Agenzia Itoo” specializzata nel supporto alla ricollocazione professionale personalizzato per un reinserimento nel mondo del lavoro.

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Redazione

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