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Nessuna decisione, al momento, per adeguare le retribuzioni per gli addetti ai servizi di portierato impiegati nelle aree di accoglienza al pubblico degli uffici comunali, compresi il cimitero, Museo civico, gli Uffici del Giudice e altre postazioni

MADDALONI- E’ guerra tra poveri e una lotta per qualche centinaio di euro. Altro che salario minimo. A Maddaloni, si punta a sfondare il fondo: incredibilmente, c’è ancora poco margine per adeguare le retribuzioni per gli addetti ai servizi di portierato impiegati nelle aree di accoglienza al pubblico degli uffici comunali, compresi il cimitero, Museo civico, gli Uffici del Giudice e altre postazioni. Dove eravamo rimasti? Alla mobilitazione di novembre e alla promesse di implementare l’investimento per evitare un abbassamento degli stipendi che erano già da fame. Nuovo appalto, nuovo contratto e nuovo abbassamento delle retribuzioni: pagati meno degli anni precedenti in barba all’erosione del potere di acquisto, all’esplosione del caro bollette e dell’inflazione. Un dramma sociale che, come ogni cosa tremendamente seria, passa sotto silenzio. Così, mentre gli antifascisti (in assenza di fascismo) e gli anticomunisti (in assenza di comunismo) si mobilitano e giocano al nulla, si passa dal lavoro povero al lavoro di pura sopravvivenza. Tutto accade nel silenzio. E questo accade sotto gli occhi di quella Cgil (che a Maddaloni ha scritto pagine nerissime sia in comune che con il caso MF Componenti) che, a dispetto di Landini e delle campagna nazionali, nulla dice su quanto sta accadendo. Unica eccezione la Filcams Cgil che, anche questa volta, deve sbrogliare una matassa oltremodo ingarbugliata.

I conti del lavoro più che povero

I numeri non tornano. cancellando il superminimo (circa 1,39 euro), conquistato in venti anni di lotte e di lavoro inappuntabile, il nuovo contratto subisce un vero salasso. A parità di lavoro svolto, ci sarà una riduzione della paga minima che scenderebbe dagli attuali 700 euro medi mensili a poco più di 500. Peggio ancora, c’è un tetto alla maturazione degli straordinari. E peggio ancora con un salario striminzito verrebbe perso anche l’incentivo degli 80 euro di Renzi. Una perdita di retribuzione e contribuzione senza prendenti. In sintesi, si perdono quasi 250 euro al mese.

Le promesse del comune

Non c’è traccia, al momento, del piano di rimodulazione dei servizi di vigilanza presso tutte le 12 postazioni. Non c’è traccia nemmeno dell’incremento di investimento, da parte del comune (promesso a novembre) di circa 30 mila euro. L’unica sensazione, fondata e veritiera, è che bisogna aspettare il bilancio di previsione e quindi la programmazione finanziaria del 2024 quando il comune potrebbe davvero rimodulare, al rialzo, l’investimento per i servizi di portierato garantendo soluzioni economiche meno penalizzanti e anche l’impiego di ulteriore personale.

La tutela degli occupati e i nuovi piani occupazionali

Ma, ancora una volta, si è scatenata (come è avvenuto già in passato) la guerra dei poveri. La strategia di allargare la platea degli occupati (principio in sé condivisibile) ma non incrementando investimento ma dividendo il fondo a disposizione. Insomma, la solita storia del precariato spinto e selvaggio: dividere i quattro pani e i pochi pesci tra più persone. Così, invece di aumentare il numero dei sazi o sfamati si aumento il numero degli affamati. Ultimo appunto: è positivo, da parte dell’ente, aumentare i servizi e gli occupati a partire dalla vigilanza delle villette. E’ un’ottima scelta. Ma è il metodo ad essere difettoso: non è accettabile la sperequazione contrattuale e nemmeno lo storno di risorse (a favore di altri lavoratori) che garantiscono appena la dignità a lavoratori affidabili e di lungo corso. Il diritto al lavoro va coniugato sempre con la difesa del potere di acquisto e di salari dignitosi. Altrimenti, non è lavoro ma sottoccupazione.

Redazione