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MADDALONI- Il civismo segna il passo. Ritornano i partiti? Ritorna il Pd? Ne parliamo con il consigliere Alfonso Formato senza trascurare i temi scottanti come l’autonomia differenziata.

Archiviata la parentesi elettorale, riprendiamo un discorso lascito in sospeso: a che punto è l’approvazione dell’anagrafe degli iscritti? E quando parte la stagione congressuale?

A riguardo bisogna fare una dovuta precisazione. Purtroppo, il commissariamento implica la caducazione di tutti gli organi statutari e, di conseguenza, il venir meno di ruoli di responsabilità che sono invece fondamentali per la materiale evasione gli adempimenti necessari per la gestione di alcune fasi, come quelle elettorali e congressuali. Ciò precisato, grazie all’instancabile lavoro di Tiziana Papa ed Assunta Di Rauso la federazione è riuscita, in pratica contemporaneamente, a fare da centro di coordinamento per la campagna elettorale e approvare l’anagrafe degli iscritti.

Per molti il civismo fa rima con opportunismo politico. Siete anche voi convinti che sia necessario un ritorno dei partiti e del Pd in consiglio?

Il civismo vero, a parte rarissime eccezioni, alle nostre latitudini non è mai esistito. Le ragioni sono profonde e non basta un’intervista per spiegarle tutte, ma resto convinto che il mix composto dalla legge elettorale per le elezioni amministrative e la progressiva destrutturazione dei partiti sia stato letale, consentendo una frammentazione politica che ci ha privato, soprattutto al Sud, della possibilità di formare e far emergere una classe dirigente degna di rappresentare le esigenze della nostra gente. Sulla opportunità dal ritorno del Partito Democratico in consiglio comunale non ho alcun dubbio, ma è un convincimento personale e non c’è fretta. Credo, infatti, che dovremmo avere la premura di fare le cose per bene e, dunque, senza accelerazioni o strappi inutili. La mancata presentazione della lista alle ultime amministrative è una ferita ancora aperta per tanti, me compreso, e se non ripartiamo da un momento di confronto e di sintesi serio, il resto non ha senso. Resto dunque della stessa idea: non abbiamo bisogno di nessuna corsa per la mera occupazione di spazi politici. Quello che ci serve è un congresso vero, aperto agli iscritti, alle associazioni ed ai tanti cittadini che vedono nel Partito Democratico lo strumento attraverso il quale provare a costruire una società migliore. Il resto lo deciderà il circolo. Prima il partito, poi gli eletti: mai più il contrario.

Non avete partecipato alla seduta per l’approvazione del Puc, perché?

A riguardo occorre prima un chiarimento. Per impegni personali pregressi, purtroppo, non ho potuto partecipare né al consiglio comunale che ha approvato il PUC, né a quello aperto sulla vertenza SoftLab. Sono state delle circostanze fortuite e che ho vissuto anche con dispiacere, considerato che provo a svolgere il mio ruolo di consigliere comunale, prendendo posizione sulle varie questioni ogni volta che posso. Devo però rilevare che, per quanto concerne il consiglio per l’approvazione del Piano Urbanistico Comunale, anche in questa occasione la materiale apprensione dei documenti necessari ad effettuare le opportune valutazioni è stata particolarmente complessa. I link messici a disposizione, infatti, erano inaccessibili e solo alcuni giorni è stato possibile accedere ai documenti. Resteremo in ogni caso vigili, nell’esclusivo interesse dei cittadini, affinché nella materiale applicazione del Piano a prevalere sia lo sviluppo della nostra comunità e non eventuali interessi dei singoli.

E’ stata approvata l’Autonomia differenziata comincia un iter particolarmente delicato per la tenuta del sistema Paese. Quali le vostre preoccupazioni?

Credo che la giornata del 19 giugno 2024 sia destinata ad entrare nei libri della nostra storia repubblicana, purtroppo, tra le pagine più buie. Il baratto tra Fratelli d’Italia e la Lega è vergognoso e pericoloso: in poche ore, uno ha incassato il via libera sulla riforma per il “premierato” e l’altro quello sull’autonomia differenziata. Due riforme che sembrano in contrapposizione tra loro: la prima che concede pieni poteri al presidente del consiglio, la seconda che decentra le funzioni dello Stato a favore delle Regioni. Ed invece la ragione politica e storica di entrambe è la stessa: aumentare le distanze tra chi ha potere, soldi e servizi e chi invece è indietro. A pagare il prezzo di tutto questo saranno le regioni del SUD e quelle delle aree interne, in forza dell’originario disegno secessionista leghista. Venendo alla domanda, dunque, siamo molto preoccupati e non potrebbe essere altrimenti. Rischiamo di continuare a negare ai meridionali l’accesso ai più essenziali diritti, come quello alla salute ed all’istruzione. Continueremo con forza e costanza ad affermare, dal basso, un modello alternativo di società, che anteponga i diritti di chi è più indietro alla brama di denaro e potere di chi governa le zone più ricche del Paese.

Redazione