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Dell’“isteria” che aveva invaso il sindaco Lavanga nella  seduta del Consiglio comunale del 29 maggio scorso, quando si parlò dei servizi cimiteriali, avevamo in parte già detto, confutando anche quanto dichiarato dallo stesso all’indomani alla stampa: https://giornalenews.it/ambc-un-sindaco-nel-pallone-che-sul-cimitero-comunale-ha-perso-la-brocca/.

Il verbale di quella seduta consiliare ci permette ora di aggiungere qualcosina in più. Non senza aver prima fatto i nostri complimenti alla consigliera Marika Pero del Movimento Mondragone Attiva, la quale ha dimostrato il giusto piglio e di saper procedere con autorevolezza sulla scia del Consigliere Pizzella, che durante il suo periodo di consiliatura ha onorato al meglio la carica e agito con costanza e determinazione, nonostante le difficoltà in cui costringono l’azione dei Consiglieri comunali, soprattutto se estranei alla maggioranza che su(o)pporta Lavanga.

Prima di soffermarci sui servizi cimiteriali e sulle dichiarazioni del Sindaco durante la seduta consiliare, vogliamo però condividere qualche stralcio del verbale per dimostrare come qualcuno – forse punto sul vivo – perda facilmente le staffe. È un bel “teatrino” che vale la pena di seguire.

Il Sindaco: “… mi rivolgo a Carlo Federico. Perché Carlo Federico più di una volta, Consigliera Pero silenzio, lei deve stare zitta, non deve parlare.”

Un Sindaco “fuori di testa” prima si rivolge ad un cittadino seduto tra il pubblico – il quale ovviamente non potrà replicare – e poi con fare autoritario e assumendo anche la carica del presidente del Consiglio (che comunque era presente) zittisce in malo modo la consigliera Pero, la quale voleva soltanto invitarlo al rispetto delle regole, a non “puntare” il pubblico, ma a rivolgersi esclusivamente all’Assemblea consiliare.

Interviene il presidente Corvino: “No, per cortesia.”

Ma il Sindaco è irrefrenabile: “lei deve stare zitta, non deve parlare.”

Il presidente Corvino cerca – con commovente delicatezza e gentilezza – di riportare la calma, continuando inutilmente ad esclamare: “Per cortesia.”

Ma il Sindaco non ascolta nessuno, men che mai il presidente del Consiglio, e sempre rivolto impropriamente verso qualcuno del pubblico che cercava di fargli presente che stava “facendo la pipì fuori dal vasino”, esclama: “Mi posso permettere perché tu ridi e mi permetto …. .”

Eppure, il cittadino Carlo Federico,contro il quale inveiva scomposto il Sindaco, stava soltanto dando corpo a quell’adagio che dice: “Il miglior modo di comunicare la verità è l’umorismo. Il miglior modo di comunicare la menzogna è la politica.” Almeno per quanto riguarda una certa politica.

A questo punto, il presidente del Consiglio ha un sussulto di orgoglio, ma anziché richiamare il Sindaco, invitandolo alla correttezza istituzionale, se la prende con il cittadino, con Carlo Federico, che seduto tra il pubblico era stato oggetto degli attacchi “fuori luogo” del Sindaco: “Allontanate quel signore dal pubblico per cortesia. Allontanatelo subito. Immediatamente dovete allontanarlo.”

Allontanamento che sortisce una certa soddisfazione da parte del Sindaco: “E certo. E chi a me?! Ti ringrazio Pasquale. Ti ringrazio. È una storia va avanti un po’ da tempo sulla questione, in quella sede ho fatto delle affermazioni, ho detto semplicemente sono stato così onesto che…. .”

Il presidente del Consiglio, fiero della sua muscolosa iniziativa, mette la parola fine alla querelle: “Se sono rientrate le cose accomodatevi per favore. Ai vigili, accomodatevi.”

Ma qual è il “reato” che avrebbe commesso il cittadino Federico, al punto da essere allontanato dal Consiglio? Il “reato” è quello di essere uno dei pochissimi cittadini (si contano sulle dita di una mano) che ha ancora la forza di seguire i lavori del Consiglio comunale e il coraggio di sorbirsi ore e ore di chiacchiere a vuoto e che – non contento – sintetizza correttamente anche ciò che succede o non succede in Consiglio comunale, facendolo conoscere alla città attraverso i social. Questo è il primo “reato” di Carlo Federico, perché, si sa, queste Signore e questi Signori non amano la trasparenza e pensano di essere i padroni della rete e di poter continuare impunemente a dire inesattezze e a fare propaganda (non informazione istituzionale). Federico che attaccato impropriamente dal Sindaco si limita poi a fargli presente che il suo non è un atteggiamento istituzionale e si lascia andare ad un pacifico sorriso, è il secondo “reato”. Un reato di lesa maestà, che andava punito, perché non ci si può permettere che il dissenso avanzi, attecchisca e che addirittura si usi il sorriso come forma di resistenza al sopruso e alla menzogna. 

Come per il monaco Jorge da Burgos del capolavoro di Umberto Eco, il Nome della Rosa, anche per Lavanga il motivo scatenante della furia è stato in definitiva il riso. E per impedirlo sono arrivati a stravolgere le regole democratiche, a impedire la partecipazione e a mettere su un indecoroso “teatrino”.

Ma la loro “fabbrica del consenso” ha le ore contate e il loro potere di cartapesta sta per crollare.  Continuiamo ad opporci, in Consiglio e in Città. Anche con il potere di una risata. E prima o poi “una risata li seppellirà”.

  appuntamento a lunedì 24 giugno 2024 per parlare di ciò che ha detto il Sindaco in Consiglio comunale sui servizi cimiteriali.                                   

Redazione