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MADDALONI- La stagione irrigua è alle porte. Più che le elettropompe si è rimessa in moto la mobilitazione degli agricoltori che coinvolge Maddaloni e ora anche San Marco Evangelista. Ritorna la disputa per le alte concentrazioni nella acque della falda freatica, superficiale e profonda, di metalli pesanti (manganese e ferro) ma in subordine anche di   fluoruri, arsenico e solfati. L’emergenza a Maddaloni, come da tradizione, è stata congelata: su iniziativa della Procura della Repubblica (dal maggio 2014) sono sotto sequestro ben  40 pozzi sparsi su 61 ettari di terreno circostanti la discarica incontrollata Masseria Monti. Ora, si discute anche dei provvedimenti da adottare nel comune di San Marco Evangelista. Il sindaco Gabriele Cicala, prima di emanare ordinanze di divieto, eseguirà una nuova campagna di campionamento ma sotto la supervisione dell’Arpac. Gli agricoltori non ci stanno. «I nostri prodotti –spiega Peppe Riccio (coltivatore e imprenditore zootecnico)- hanno tutti superato la prova il test di “Certificazione qualità agroalimentare” (Csqua). Mentre il comune di Maddaloni è totalmente assente sulla problematica, gli agricoltori passano al contrattacco. Per “Altra Agricoltura”, si sta replicando quanto successo a Caivano anche a Maddaloni e dintorni. Brandito lo studio scientifico della “Task force Pandora”: la concentrazione alta di metalli pesanti (manganese e ferro) sarebbero riconducibile all’«origine naturale tufacea dei suoli» erroneamente ritenute pericolose. «In assenza di conoscenze –spiega Lino Martone, responsabile provinciale di Altra Agricoltura- sui valori di fondo naturale delle matrici ambientali da parte della Regione Campania, non ha senso parlare di allarme e tantomeno di contrazioni anomale». Insomma, molta burocrazia e poche valutazioni scientifiche.

Redazione