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MADDALONI- Cava Monti si entra nel vivo. Partite le indagini ovvero le prospezioni geognostiche: è stata avviata una campagna di carotaggi necessaria per avviare la messa in sicurezza. Dall’esito dei dati si sceglierà tra tre opzioni progettuali in campo: il tombamento con la costruzione di un sarcofago emetico; l’asporto delle  300 mila tonnellate di rifiuti speciali occultate; infine, una soluzione mista con asporto parziale. E per la prima volta, dopo 30 anni dalle prime indagini e a sette dal sequestro della Procura della Repubblica, si fa sul serio. Analisi anche sulle acque di falda. L’Arpac valuterà se le concentrazioni di metalli pesanti, come ferro, manganese, solfuri e nitrati, sono rientrate nella  norma  o comunque sono compatibili con i valori di fondo dei terreni tufacei. In questo caso, ci sarebbe una svolta: si potrebbe revocare, in parte o del tutto, il divieto di emungimento delle acque irrigui dagli oltre 61 pozzi sequestrati. Un esito che cambierebbe la vita agli agricoltori e alle aziende agricole di Maddaloni e San Marco Evangelista. Una strada già battuta con successo da un imprenditore maddalonese che, a proprie spese e presentato delle nuove indagini analitiche, ha ottenuto il dissequestro parziale del pozzo di sua proprietà. Con la fine delle esalazioni caustiche in atmosfera di vapori di benzene, toluene, xilene sono drasticamente diminuiti i disagi per le aree circostanti. Resta aperto, anche su questo fronte, un contenzioso con gli agricoltori, sui quali pende dal 2017, un’ ordinanza del sindaco di Maddaloni che vieta coltivazione e commercializzazione di prodotti agricoli entro un raggio di 500 metri dall’invaso.

Redazione