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di Antonio Del Monaco– Ieri c’è stato un tavolo tecnico in prefettura a Napoli, alla presenza del commissario delle Terra dei Fuochi, il vice prefetto Romano, ambientalisti e attivisti del territorio.
A seguito della mia visita a Caivano giorni fa presso la zona del campo Rom, circondato di immondizia destinata, puntualmente, al rogo, siamo riusciti in brevissimo tempo a organizzare l’incontro con i vertici interessati per poter risolvere la questione, certamente non semplice.

Non solo Caivano, però.
I sopralluoghi si sono spinti, sempre nella giornata di ieri, fino al campo Rom di Giugliano e nelle zone della cosiddetta Taverna del Re e Masseria del Pozzo, spesso interessate da incendi: i miei occhi hanno visto scene da terzo mondo.
Sporcizia, abbandono, pericolo, aria malsana, strutture e baracche fatiscenti…alloggi di fortuna messi su da gente che vive lì da anni, in condizioni pietose. Bambini che giocano nudi, sporchi; fili e cavi della corrente che attraversano la strada immersi in acqua stagnante; donne giovanissime incinte con altri pargoli a seguito, anziani senza alcuna assistenza, molti di loro malati o con problematiche fisiche.
L’immondizia ha disegnato un vero e proprio scenario da discarica, fatto di collinette di varie dimensioni in cui trovare di tutto e di più. Sono rifiuti che giacciono lì da anni e anni, e non fanno che crescere…fino al prossimo rogo, ovviamente tossico.
L’intervento sporadico delle pattuglie di militari o dei vigili urbani non è più sufficiente.
È Campania, è Italia anche questa, eppure sembrano scene tratte da documentari e reportage da paesi poveri, lontani.

Certamente la visita a Caivano di venerdì e quella a Giugliano di ieri hanno smosso le acque e innescato un’accelerazione che speriamo porti a risultati più sostanziosi e duraturi.
Così stamattina, seppure a distanza, seguirò gli sviluppi dell’operazione sinergica in atto in queste ore da parte dei militari, dei Carabinieri, della polizia statale, dei vigili urbani e del sindaco con i funzioni del comune, arrivati sul posto con l’obiettivo di censire tutti gli ospiti del campo Rom, per capire effettivamente chi vive all’interno.
È un primo e indispensabile passo per poter dare una collocazione più dignitosa a questi esseri umani, a prescindere dalla devianza sociale o dall’aspetto delinquenziale.
Prima di giudicare e fare di tutta l’erba un fascio è necessario capire e dare il giusto nome alle cose e alle circostanze, soprattutto per evitare spiacevoli conseguenze future.

Le chiacchiere non bastano più: andremo avanti su questa strada per ridare dignità umana, sociale e ambientale a luoghi e persone.

Redazione