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MADDALONI- “O lapariello ‘e Pascale”. Vi sono immagini simbolo che rievocano ricordi e narrano fatti, persone e personaggi. Storie insomma. Chi non ricorda Pietro che vendevano caramelle e cianfrusaglie nei pressi dell’elementare Settembrini? E “Palloncino” che dispensava appunto palloncini la domenica mattina? Ad ognuno è collegata un’immagine, un periodo storico e un ricordo. E ora, epoca in cui i partiti sono liquidi, non hanno più una sede, e ancor meno credibilità, periodo insomma in cui i candidati sono mobili e interpretano la militanza politica come le “veneri vagabonde” di lucreziana memoria interpretavano il sesso, il lapariello segna un’epoca. Questa epoca: la fine del manifesto elettorale anche a Maddaloni. Strumento ormai relegato nella memoria con annesso tristissimo codazzo di squadristi attacchini. Non è che i manifesti con il faccione suadente e rassicurante del candidato, zeppi di enigmatici slogan, siano scomparsi. Ma hanno perso il ruolo fondamentale che avevano appena dieci anni fa. Mezzo affidarsi ai messaggi su Whatsapp o ai video sui social che stampare mille santini. Meglio il “Lapariello elettorale non stop” itinerante che i tradizionali spazi elettorali. E’ la “pocket pubblicità” o pubblicità tascabile. E poi lo “spot elettorale on the road” è altamente visibile (se piazzato in snodi strategici) e ad impatto ambientale contenuto. E anche oggi primo maggio, non è che ci sia un grande fermento elettorale. E’ l’epoca del Lapariello by Pasquale Carfora che c’è. C’è sempre e si fa vedere. E questa mattina, i maniera irriverente, ha coperto pure l’effige della Madonna.

bocchetti