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Dal Ministero si attende il via libera per 13 settimane di cassa integrazione. Il Pd: «Basta perdere ancora tempo. Subito, un tavolo istituzionale in Regione»

MADDALONI- Cinque settimane di proroga della cassa integrazione. La crisi aziendale della Colacem, al momento, è in un vicolo cieco. Ma in mancanza di un piano industriale, il futuro immediato dipende dalle decisioni del Mise (Ministero dello sviluppo economico) che dovrà sciogliere il quesito se il settore cementiero, e in particolare lo stabilimento di Maddaloni, hanno i requisiti per accedere ai «benefici del decreto sostegno bis, concesso dal Governo, per il perdurare dell’emergenza coronavirus, per un periodo complessivo di ulteriori 13 settimane» a partire dal 30 giugno. Ma, oltre l’orizzonte del 30 settembre, non si intravede il vero futuro produttivo. Si aspetta per fare chiarezza sul destino per 45 unità lavorative ancora impegnate nel centro di macinazione di Maddaloni.  Intanto, l’aumento dei costi del clinker (la componente base del cemento) è diventato insostenibile. Con questa premessa, è stato chiuso il centro di macinazione di Spoleto. Così, come è insostenibile il trasporto della materia prima da Gubbio. E’ una situazione sovrapponibile a quella di Maddaloni che riceve rifornimento di materia prima da Sesto Campano. Intanto, il Pd insiste: «Subito un tavolo istituzionale indipendentemente dall’evoluzione delle trattative sindacali». Ma la questione esce dal contesto aziendale. «Non più procrastinabile –annuncia Gaetano Correra (Pd)- il confronto sulla produttività dello stabilimento e le riconversione del sito Colacem di Maddaloni. Serve un tavolo istituzionale in regione. Abbiamo perso due anni e mezzo. Già 30 mesi fa abbiamo sollevato la questione sul futuro occupazionale a lungo termine e di quello del sito produttivo. L’ex cava non può diventare un cimitero industriale ma deve essere oggetto di un percorso di riqualificazione ambientale, urbanistica e occupazionale».

Redazione