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Dopo cinque anni di polemiche è tornata la celebrazione della Liberazione

MADDALONI- La banda del convitto suona l’inno e dietro le quinte aleggia lo spirito di Giulio Andreotti. E’ stato davvero il 25 aprile democristiano di Andrea De Filippo. La scuola del divo Giulio, che l’Imperatore della maggioranza arcobaleno ha frequentato da adolescente, ha lasciato segni evidenti. Oggi, De Filippo con disinvoltura si è intrattenuto con i suoi detrattori più acerrimi schierando anche i fedelissimi e i mitici giannizzeri (un tempo tra gli oppositori più accaniti oggi votati alla obbedienza assoluta). Tutti insieme con leggerezza. E vai con i miracoli: così, in poco più di mezz’ora, sono stati sepolti cinque anni di polemiche e di mancate celebrazioni della festa della Liberazione. Colpo di spugna anche sulle polemiche di Capodanno per il post del mistero, molto criticato dell’assessore Marone. Diavolo di un De Filippo. Segue le orme di Giulio che, a Roma, reclutava Sbardella e molti militanti missini mentre tesseva rapporti con il Pci. E De Filippo che fa? Fatte le debite proporzioni, governa con la destra e pure con ampi tronconi della sinistra locale. E’ l’ecumenismo andreottiano. Quattro frasi, ben assestate, sui grandi mali del fascismo e l’importanza di opporsi alla deriva totalitaria, e il gioco è fatto. L’abbraccio di De Filippo è ecumenico: è per tutti, per gli amici e soprattutto per i nemici. “Sua democristianità” ama tutti: soprattutto gli avversari più tenaci e dichiarati. Diavolo di un De Filippo.

Redazione