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Manifestazioni contro la violenza sulle donne organizzate dalla Cgil si svolgeranno in tutta Italia 

Roma, 27 settembre – “Riprendiamoci la libertà”. Con questo slogan il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, invita tutte le donne a scendere nelle piazze italiane sabato 30 settembre per le manifestazioni organizzate dalla Confederazione contro la violenza sulle donne, la depenalizzazione dello stalking, la narrativa con cui stupri e omicidi diventano un processo alle vittime. A Roma l’appuntamento, che vedrà la partecipazione del segretario generale, è in Piazza Madonna di Loreto a partire dalle ore 16.00.
Per la Cgil “il linguaggio utilizzato dai media e il giudizio su chi subisce violenza, su come si veste o si diverte, rappresenta l’ennesima aggressione alle donne. Così come il ricondurre questi drammi a questioni etniche, religiose, o a numeri statistici, toglie senso alla tragedia e al silenzio di chi l’ha vissuta”.
Intanto, l’appello online ‘Avete tolto il senso alle parole’ a sostegno della mobilitazione ha già ricevuto moltissime adesioni: “Chiediamo agli uomini, alla politica, ai media, alla magistratura, alle forze dell’ordine e al mondo della scuola, un cambio di rotta nei comportamenti, nel linguaggio, nella cultura e nell’assunzione di responsabilità di questo dramma”. Perché “la violenza maschile sulle donne non è un problema delle donne”, che “non vogliono far vincere la paura e rinchiudersi dentro casa”. “L’appello – ricorda la Cgil – è aperto a tutti coloro che vorranno aderire. È fondamentale che il fronte di coloro che vogliono rompere il silenzio cresca ancora”.
Domani, giovedì 28 settembre, in occasione della Giornata mondiale per il diritto all’aborto sicuro e legale, fa sapere il sindacato di corso d’Italia, si terranno, invece, presidi, flash mob, assemblee e volantinaggi nelle città e nei luoghi di lavoro “per rivendicare, ancora una volta, il diritto alla libertà di scelta e all’autoderminazione delle donne, il diritto a vedere applicata una legge dello Stato, di fatto svuotata dalla troppa obiezione di coscienza”.

bocchetti