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di Antonio Del Monaco* Ravello, nella rassegna dell’ associazione Tlon, ha ospitato Saviano, nonostante tutti, nonostante tutto, nonostante De Luca. Il nostro “eroe” ci è riuscito infine. Di che avrà mai parlato? Ormai è un copione che si ripete di volta in volta, una scena riproposta in lungo e in largo per l’Italia. Tra libri, film e serie TV, ormai, il buon Roberto può ritenersi un vero e proprio vip, considerando il guadagno che ne ricava da anni.
Ed ha la scorta, ancora…che lo Stato paga…che noi paghiamo. È davvero necessaria? Io non credo,  non più almeno.C’è stato un tempo, agli albori della sua “ascesa”, in cui forse le minacce erano più concrete perché il polverone alzato era consistente. Ma dopo? Dopo c’è stata un’evoluzione: da vittima a star!
Saviano è ovunque (proprio come chi rischia seriamente la vita, verrebbe da dire ironicamente), sempre in giro a dispensare storie, storielle, aneddoti, consigli, scoop. Sempre con l’aria saccente di chi sembra avere l’onere della verità. Una verità in parte già conosciuta a chi, uomini, donne (a volte intere famiglie), da anni lotta contro la criminalità organizzata, rischiando davvero d’essere ammazzati. Una verità scomoda che però, al signor Saviano, ha fruttato bei soldini, partendo da un semplice libro fino ad arrivare alle numerose stagioni del “capolavoro” formato serie TV.
Cosa ha regalato alla sua terra Saviano? Verità? No, fango, vergogna, un marchio indelebile che etichetta Napoli quale realtà fatta di squallore, droga, sesso, violenza, arroganza, menzogna, morte. In quanti seguono la serie? In quanti osannano personaggi che andrebbero odiati? In quanti, giovanissimi, emulano gesti, parole e modi di fare, pensare, tipici del meccanismo criminale? Meccanismo che in Gomorra sembra essere cosa da uomini duri, veri, danarosi, rispettabili. Che bel messaggio…quanta bellezza in certe immagini, in certe parole. Il risultato qual è? Napoli è solo questo, feccia!
Saviano, il difensore della sua terra, il paladino della verità e della giustizia, il sognatore, vive scortato e ciò comincia a sembrare quasi un’assurdità, considerando la professione che ha scelto di intraprendere: scrittore, regista, sceneggiatore, produttore…chi più ne ha, più ne metta. Bel successo. 
È dunque davvero necessaria la scorta? È davvero una spina nel fianco per la camorra? Quanto ancora contano le sue parole, le sue accuse, le sue “denunce”? Non credo sia più un obiettivo sensibile, anzi, oserei quasi dire che purtroppo risulta essere, seppure indirettamente, un ottimo veicolo di pubblicità per i criminali e la vita che conducono, considerando l’importanza e il successo dei suoi prodotti quali libri, film e serie TV.
Proverò ad intervenire affinché gli sia tolta la scorta una volte per tutte, e magari metterla a servizio di qualcun altro: qualcuno che teme e trema a mettere anche solo un piede fuori casa; qualcuno che non vive più, che si è annullato, che ha dovuto rinunciare ad amici, parenti, affetti, lavoro. Davvero.
Forse è più ragionevole e comprensibile scortare e proteggere chi ne ha evidentemente bisogno. Chi non può nemmeno sognare di andare di città in città a presentare libri o a partecipare a convegni. Due pesi due misure.
* Deputato del Movimento Cinque Stelle

Redazione