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Il gip di Napoli ha disposto gli arresti domiciliari per il senatore di Forza Italia Luigi Cesaro, a cui gli inquirenti contestano il reato di concorso esterno in associazione camorristica. La richiesta sarà sottoposta al Senato per l’ eventuale approvazione.

Il testo della missiva:

Senatore Cesaro,
vorrei, attraverso questa lettera aperta, consigliarle di riflettere su quanto accaduto e sta
accadendo.
Immagino che non sia mai cosa gradita ricevere una notifica di custodia cautelare, scelta
meno afflittiva del carcere, e sapere di rischiare gli arresti domiciliari.
Immagino non sia bello dover dare spiegazioni, vedere il proprio nome spiattellato in prima
pagina e certo non per azioni degne di nota e lode.
Immagino.
Mi duole però ammettere che se si è arrivati a questo punto è perché, certo fino a prova
contraria, qualcosa non torna ed è sacrosanto che la giustizia faccia il suo corso per arrivare
alla verità.
Lei è accusato di reati gravi: compravendita di voti, legami e accordi con la camorra. Le
intercettazioni al vaglio degli inquirenti sembrano palesare un lungo lavoro “dietro le quinte”
presso gli uffici tecnici del comune di Sant’Antimo. Un lavoro occulto di anni, che ha sancito
un certo potere alla sua famiglia, parte della quale già dietro le sbarre.
Lei è un senatore, un uomo fortunato perché seduto tra le fila della compagine governativa.
Lei ha un privilegio: quello di essere a servizio della Repubblica italiana. A servizio.
Mi duole però constatare che gli unici privilegi a cui lei sembra appellarsi sono di altra
natura, prettamente egoistica ed elitaria: lei non può avvalersi di alcun diritto, se ha
sbagliato. Nessuno le nega il beneficio del dubbio, ma il suo comportamento, mi perdoni,
non lascia intuire si tratti di coscienza pulita.
Lei ha il dovere, prima ancora di ogni qualsivoglia diritto, di dare delle spiegazioni.
Si ritiene estraneo ai fatti, ebbene lo dimostri e soprattutto non cerchi scorciatoie. Lei è al
momento a piede libero.
Se davvero non ha nulla da nascondere e le accuse a lei rivolte sono solo illazioni,
fraintendimenti, errori giudiziari e quant’altro, non permetta al Senato, di cui lei fa parte, di
trascinare ancora ulteriormente questa brutta situazione; non permetta di prendere (e
perdere) altro tempo per evitare l’arresto.
Il Tribunale, come prassi vuole, attende infatti l’autorizzazione dal Senato a procedere con
l’arresto. Sia collaborativo, come ci si aspetterebbe da un uomo che ha scelto un lavoro che
ha più oneri che onori, sebbene spesso il dettaglio sfugge a molti.
Cosa farei io al suo posto?
Metterei da parte i presunti privilegi e lascerei fare alla giustizia, senza intralci, adottando il
comportamento che con estrema facilità si pretende dal semplice cittadino: la legge è uguale
per tutti, caro Senatore Cesaro, e ora tocca a lei dimostrarlo.
Nella speranza che possa fare tesoro di questo consiglio, porgo distinti saluti.
On. Antonio DEL MONACO

Redazione