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MADDALONI- E’ una storia senza fine. Incredibile ma vera: dopo tre anni di contenzioso, approdato anche innanzi alla Corte di Appello di Napoli, l’eterno contenzioso, tra il comune i proprietari del castello, torri e l’area fortificata tutelata, ricomincia da zero. Comunque si riparte a causa di errori materiali innescati da casi di omonimia e sbagliate intestazioni. Non cade la richiesta di abbattimento dell’acquedotto comunale in quota abusivo, costruito nella cinta muraria del castello con annessa  richiesta di censimento dei danni. Sul contenzioso infinito, che dura dal 1926, arriva una richiesta di proroga per verifica di correttezza degli atti. C’è stato un abuso riconosciuto da una sentenza che ha condannato il comune al pagamento di un canone mensile di locazione. E sulla rimozione del manufatto o sull’adeguamento della locazione i proprietari non indietreggiano.

Avvocato D’Alessio, in quanto proprietario della Torre Artus, sarebbe l’occasione per trovare una strada alternativa a quella giudiziaria?

L’ente locale sia responsabile e coerente. Dopo una sentenza che accerta l’abuso e perizie Ctu che certificano i danni, abbiamo l’obbligo di tutela di un terreno vincolato (parte integrate di un monumento nazionale). Un mostro di calcestruzzo costruito senza titolo va rimosso. Questa non è speculazione ma la condizione necessaria per approdare alla restitutio ad integrum di un’area dove sono stati abbattuti alberi secolari e parte della cinta muraria.

Siete stati sempre accusati di pensare solo alla vostra proprietà…

Non stiamo tutelando solo la nostra proprietà. Questa è una cosa illogica. Difenderla è difendere un bene monumentale che è di tutti. tanto premesso, sarebbe auspicabile che anche il comune facesse altrettanto condividendo un progetto di riqualificazione e tutela di monumenti che sono il simbolo la città.

Redazione