00 6 min 2 anni

MADDALONI- Il Pd rompe il silenzio. La politica e il dibattito o confronto politico non può essere ridotto a beghe da marciapiede o a gossip preelettorali. Così sul nuovo Piano urbanistico comunale (Puc) presenta delle osservazioni. Sollevate una serie di perplessità, sul metodo adottato non basato sulla partecipazione nel merito relative ad alcune scelte generiche fatte. «Abbiamo presentato –spiega Antonio Giannini (coordinamento cittadino)- delle osservazioni su alcuni aspetti che riteniamo oltremodo lacunosi. Premesso che la città deve dotarsi di uno strumento di programmazione, questo non può essere generico in alcuni punti qualificanti e privo di vincoli applicativi». Di seguito l’elenco ragionato delle osservazioni.

Considerazioni su PUC 2022 città di Maddaloni

Premesso che è elemento positivo avere la possibilità di veder approvato il PUC della nostra città, riteniamo altrettanto positivo intervenire in modo assolutamente costruttivo per fare osservazioni su alcuni aspetti che riteniamo lacunosi.

1)      Pur essendo riportata nella relazione allegata al PUC  non vi sono di fatto delle indicazioni chiare su come preparare il territorio maddalonese all’attività di supporto al realizzando policlinico.

2)     Si rileva una scarsa attenzione per il rilancio del Centro Storico come volano culturale, di socializzazione e di sviluppo economico.

 La sua ampia ed articolata superficie con il suo collegamento alle aree verdi  pedemontane  ,individuate come parchi interurbani , dovrebbe suggerire   un utilizzo del patrimonio immobiliare esistente e cadente come residenzialità a supporto dei visitatori dei citati parchi e della residenzialità legata la policlinico.

Dovrebbero essere favorite le attività di albergo diffuso, la trasformabilità dei locali terranei come botteghe artigianali   non inquinanti.

Si dovrebbe prevedere l’utilizzo di “contenitori vuoti” come l’ex mulino in sale lettura per i ragazzi del quartiere “Via Feudo”.

Si dovrebbe lavorare per l’inserimento della città di Maddaloni nel circuito delle “Città d’arte”.

Anche per le zone meno marginali del centro storico andrebbero attivate forme di incentivazioni economiche da parte dell’ente Comune   a favore di chi acquista  o fitta abitazioni in tale ambito territoriale ed ancora di piu  per chi apre un attività economica all’interno di stesso.

3)      Non convince come è stato immaginato lo sviluppo del territorio lungo l’Appia, nel versante est della città confinante con la città di Santa Maria a Vico e con le adiacenti frazioni agricole. Ci appare veramente mortificante per quel territorio, interessante dal punto di vista storico e paesaggistico, immaginare di volerlo ridurre ad un semplice agglomerato di megastores.   Ciò non significa ovviamente essere miopi e non comprendere l’importanza e i benefici che porterebbe uno sviluppo commerciale, tuttavia, riteniamo che andava ricercato un giusto punto di equilibrio tra la tutela paesaggistica e storica, vivibilità e sviluppo economico.

Bisognerebbe ad esempio inserire aree a verde pubblico con piste ciclabili, armonizzando il tutto con una rivalutazione del Tronco di San Benedetto dell’acquedotto Carolino del Vanvitelli. Purtroppo, proprio su questa importante opera che insiste su quel territorio e che meriterebbe un’apposita progettualità, nel PUC non vi è indicato nulla se non il tracciato sul riporto cartografico.

Riteniamo che non sia ammissibile che, in relazione a questo patrimonio storico artistico paesaggistico rappresentato dal Tronco di San benedetto dell’acquedotto Carolino del 700 che in questi territori confluisce nel seicentesco alveo del Carmignano, fonte di approvvigionamento idrico per la città di Napoli per oltre tre secoli, non vi siano nel PUC indicazioni di progettualità, di recupero e sviluppo.

L’ Acquedotto Carolino – Tronco di San Benedetto – ha una lunghezza totale di circa 9 chilometri, di cui 8 con cunicolo interrato, scavato interamente nella roccia tufacea, con partenza dal Mulino di San Benedetto (ex Caserma Barducci) e cava su via Ferrarecce a Caserta, e l’ultimo fuori terra realizzato con muratura di fabbrica rettilinea con contrafforti, di altezza costante circa metri 3 e larghezza esterna mt. 2,60, situato nel territorio di Maddaloni in prossimità di Montedecoro, località via Condotto e prospiciente l’antica masseria Barone.

Il tronco di san benedetto fu progettato e costruito da Luigi e Carlo Vanvitelli dal 1772 al 1774 per ordine del Re Carlo di Borbone. Tale acquedotto riportava l’acqua, proveniente dalla cascata della Reggia di Caserta, nell’Acquedotto seicentesco del Carmignano nei pressi di località Montedecoro (Maddaloni CE) per alimentare di acqua potabile la città di Napoli.

Chiediamo pertanto che il tronco di san Benedetto venga inserito nel puc come bene da recuperare in modo che possa divenire un attrattore culturale in questa parte del territorio attualmente in stato di degrado ed abbandono. Il suddetto acquedotto con le masserie asservite e gli ultimi Torrini incastonati nel tratto in muratura e l’innesto nell’alveo del Carmignano dovranno permettere rinascita culturale e fruizione naturalistica di quella parte del territorio dimenticata. Si potrebbe intervenire, già da subito, con dei primi interventi di valorizzazione per i quali occorrerebbero risorse molto contenute come:

a) rimozione rifiuti lungo il percorso con la pulizia dei sentieri esistenti d’accesso ai Torrini;

c) dotazione di pannelli e cartelli in funzione di didattica storica ed ambientale.

Nella foto che segue si vede l’ultimo tratto fuori terra di lunghezza 1 chilometro in località Montedecoro (Maddaloni CE), all’innesto con l’acquedotto del Carmignano nei pressi di ponte Tavano.

Redazione