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di Elio Bove

Quasi 290 anni di carcere sono stati inflitti oggi dal Tribunale di Napoli nei confronti di 33 imputati al processo, celebrato con il rito abbreviato, sulle infiltrazione dei clan negli appalti di diversi importanti ospedali napoletani. Lo scorso primo aprile i pm chiesero il rinvio a giudizio per 48 indagati tra i quali figurano i vertici di alcuni importanti clan partenopei (sette in tutto) come il boss Luigi Cimmino, e anche diversi funzionari dei più importanti ospedali di Napoli, come il Cardarelli, l’azienda “dei Colli” e il Nuovo Policlinico, tutti facenti parti nel processo delle parti offese.Ospedali cittadini importantissimi come il Cardarelli, l’azienda dei Colli e il nuovo Policlinico, dove i clan erano riusciti a infiltrarsi e a controllare importanti gare d’appalto sfruttando anche degli operatori ospedalieri a loro “fedeli”. L’operazione risale al 22 ottobre dello scorso anno e venne messa a segna dalla Squadra mobile di Napoli. Secondo l’Antimafia, il clan più attivo nell’attività di controllo delle gare d’appalto di servizi come la ristorazione, le pulizie, i distributori automatici,  ma anche estorsioni a ditte di trasporto ammalati, pompe funebri, imprese edili e di pulizie. I clan coinvolti sono ben otto. Quelli dell’Alleanza di Secondigliano, ovvero i Licciardi, insieme  ad un cartello di decine di cosche. Ci sono i Lo Russo, i Cimmino-Caiazzo, i Polverino, gli Abate, i Saltalamacchia, i Frizziero, i Veneruso. I soldi incassati da estorsioni e appalti finivano nella cassa comune.Il giudice ha anche condannato alcuni imputati a risarcire complessivamente 72mila euro: 20mila all’ospedale Cardarelli, 10mila euro ciascuno alle associazioni “Asso vittime criminalità” e “Sos Impresa rete per la legalità”. Diecimila euro di risarcimento ciascuno anche alla Cgil Nazionale e alla Cgil della Regione Campania.

Redazione