00 7 min 1 anno

Così titolava un recente e interessante articolo di Slow News. Nel pomeriggio di oggi si terrà l’incontro promosso dal Movimento Mondragone Attiva “Sviluppiamo Mondragone: valutazione PUAD e riflessioni sull’impatto turistico”. Per impegni legati alla Campagna “Riprendiamoci il Comune” e alla richiesta di Pace nell’anniversario della guerra in Ucraina, i rappresentanti dell’AMBC non potranno essere tra i cittadini presenti.Ma proprio perché il turismo è un oggetto complesso”, siamo sicuri che non mancheranno altre occasioni di confronto. Tuttavia, un nostro piccolo contributo all’iniziativa di stasera vogliamo comunque indirettamente offrirlo, convinti che- a partire dall’ottimo moderatore dell’incontro tematico, il giornalista e scrittore Sergio Nazzaro si saprà comunque come utilizzarlo.

Le nostre posizioni sulla direttiva europea, la cosiddetta “Bolkenstein”, sono note: siamo stati gli unici a Mondragone a dire pubblicamente che bisogna andare verso procedure di selezione pubblica  dei potenziali candidati delle concessioni per l’esercizio delle attività turistico ricreative nelle aree demaniali marittime e porre fine all’attuale monopolio, non tanto a causa dell’Europa o di una giurisprudenza inaggirabile, quanto perché l’utilizzo di beni pubblici deve avere una durata limitata ben definita (e un canone proporzionato). Le concessioni non possono durare in eterno ed essere trasmesse di generazione in generazione, come più o meno invece è accaduto fino ad oggi per quanto riguarda i nostri arenili. Ci sono decine di articoli che riassumono le motivazioni alla base della nostra posizione politica. Quindi, non ci ripetiamo, limitandoci a constatare che oltre all’Associazione Mondragone Bene Comune nessuno abbia ritenuto di esporsi politicamente su tale questione, al netto degli interessati, ovvero di chi è concessionario o rappresenta gli attuali concessionari.

Per ragioni di spazio ci limiteremo in questa circostanza a qualche breve riflessione, senza tornare su questioni già trattate negli ultimi 5 anni e a segnalare l’ultimo intervento in ordine di tempo, anche perché considerava il PUAD: https://www.casertanotizie.com/politica/2023/02/08/del-demanio-del-nostro-mare-ed-anche-del-puad-abbiamo-gia-detto-tutto/.

Condividiamo l’approccio di Slow News e della ricercatrice Sarah Gainsforth sulla necessitàinnanzitutto di sfatare alcuni “luoghi comuni” che accompagnano il settore. Il turismo è “una risorsa” (1° luogo comune). No, la risorsa è il territorio: il turismo è uno strumento per “valorizzare” il territorio, ovvero per generare un valore economico da quel territorio. Se non c’è un territorio accogliente, bello, sicuro, pulito, salubre, attraente, con buoni servizi e con adeguate infrastrutture, non c’è turismo che tenga. E anche l’immagine della città (la sua narrazione) vuole la propria parte. Quale città abbiamo voluto narrare, per esempio, con l’ultimo “regale” Carnevale? A proposito diturismo tutto l’anno… . Quindi, fermarsi all’arenile può forse essere utile per qualcuno, ma è sicuramente fuorviante per la città. Il secondo luogo comune vuole che la ricchezza estratta dal territorio torni al territorio. Ma per Mondragone è veramente così? Cosa torna al territorio della ricchezza che si estrae dalla nostra spiaggia e dal nostro mare o dalle case locate (in nero o meno) ai cosiddetti bagnanti? Il terzo luogo comune vuole che sia la domanda di turismo a incidere sull’offerta. No, è esattamente il contrario: sono le innovazioni nel campo dei servizi e l’ampliamento dell’offerta ricettiva a far aumentare i flussi turistici. E quali sono le innovazioni che sono state fatte negli ultimi anni o sono in cantiere? Il quarto luogo comune è che, essendo il turismo considerato un importante motore economico, vi sia una particolare attenzione al suo sviluppo da parte delle istituzioni. Nulla di più falso: sia a livello nazionale (e le proroghe di questi giorni ne sono l’ennesima riprova), che a livello locale vi è stata soltanto diffusa disattenzione, al netto dell’accondiscendenza verso gli attuali monopolisti.

Discutere su questi (ed altri) luoghi comuni e sfatarli potrebbe rappresentare un approccio utile per  affrontare seriamente il futuro  della città di Mondragone e dell’intera Riviera Domiziana anche attraverso il turismo. Si, perché il tema va necessariamente coniugato in una logica di “area vasta”.

C’è poi un luogo comune tutto nostro, che fa di Mondragone una città turistica. No, va preso atto con realismo e umiltà che “il turismo” è sempre stato in balia di poche famiglie e che la vocazione turistica non è stata mai veramente seguita. “Siamo all’anno zero”: ce lo dice proprio il PUAD classificandoci B2, ovvero come Comune a limitata valenza turistica. E pensare che di ciò abbiamo parlato invano oltre due anni fa. Perché nessuno si è mai degnato di dedicare al nostro allarme neppure un briciolo di attenzione?

Ma essere “all’anno zero non deve in alcun modo consegnarci allo sconforto (non si può fare niente!). Deve, al contrario, spronarci ad avviare finalmente un nuovo percorso, in grado di liberare il settore- una vota per tutte– dagli interessi corporativi, dalle rendite di posizione e dallo sfruttamento compulsivo. Per farlo occorre però avere un’idea di turismo, lungimiranza, visione pubblica e –soprattutto– competenza.

E noi che competenti non siamo e che sappiamo che il turismo è un “oggetto complesso”, siamo stati fino ad ora gli unici (e senza avere neppure una rappresentanza consiliare) a denunciare la mancata realizzazione del Centro Servizi Turistici- CST, che doveva sorgere nella parte di palazzo comprata a suo tempo dagli eredi Tarcagnota. Un Centro costato tanti soldi pubblici che doveva servire proprio a progettare, supportare, promuovere e “governare” il turismo. Abbiamo bisogno di un “luogo” ove con la sapienza degli esperti e con l’ausilio di analisi, di dati, di idee e di informazioni (anche sui tanti fondi che vengono stanziati per il settore) la politica possa –senza improvvisazione, senza qualunquismi, senza conflitti d’interesse e senza pressioni– mettere al centro della propria azione lo sviluppo della città, anche attraverso lo strumento del turismo.

L’AMBC ha denunciato la mancata realizzazione del CST alla Procura della Corte dei Conti, alla regione Campania e all’UE. Ci domandiamo con malcelata amarezza: ma perché nessuno in questi anni ha mai speso una sola parola per aiutarci nella battaglia sul Centro Servizi Turistici-CST?

Riprendere in mano la questione non risolta della mancata realizzazione del CST a Mondragone significa “partire con il piede giusto” e significa, soprattutto, guardare allo sviluppo della città, anche attraverso il turismo, in una prospettiva di lungo periodo, l’unica in grado di affrancarci dalla classificazione B2.

Redazione