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Avrebbe svolto un ruolo di supporto alla latitanza gestendo la cassa e la trasmissione dei pizzini

di Elio Bove

Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe aiutato per anni il fratello a sottrarsi alla cattura e avrebbe gestito per suo conto la «cassa» della «famiglia» e la rete di trasmissione dei “pizzini”, consentendo così al capomafia di mantenere i rapporti con i suoi uomini durante la sua lunga latitanza. Rosalia – detta «Rosetta» – Messina Denaro aveva nascosto nell’intercapedine di una sedia un pizzino con la descrizione dettagliata delle condizioni di salute del fratello.Un foglietto che è stato scoperto dai carabinieri del Ros il 6 dicembre scorso, mentre piazzavano alcune cimici in casa sua, e che ha fornito agli investigatori gli elementi utili per scovare e arrestare il boss. «La progressione investigativa che ha condotto allo storico risultato della cattura dell’ultimo grande stragista», si legge nella misura cautelare con cui il gip di Palermo ha disposto l’arresto di Rosalia, «è stata originata da uno scritto, improvvidamente custodito, sebbene abilmente occultato, proprio da Rosalia Messina Denaro. Il che dimostra che la donna era stata passo passo resa edotta dal latitante della scoperta della malattia e di tutti i successivi interventi chirurgici, avendo avuto probabilmente più volte occasioni per incontrarlo di persona e sincerarsi delle sue condizioni di salute». Nei pizzini, il nome in codice del fratello era «Fragolone». 

Redazione