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Dopo le brutte notizie dal versante pubblico (degrado della Biblioteca Civica, incompiutezza della casa della cultura  di S. Agostino, chiusura del Polo Culturale di Villa Vitrone, inaccessibilità dell’Archivio di Stato), ora arrivano altre nubi dal fronte privato e religioso. Infatti, dal mese di febbraio verranno chiuse definitivame le attività dell’ISSR S. Pietro, in attuazione di una decisione della  Santa Sede, che ha predisposto un piano di riorganizzazione del settore formazione e cultura con la riduzione del 50% delle attività a livello nazionale. In questa ristrutturazione – anch’essa dovuta a problemi di costi e di tagli – rientra anche l’Istituto della città capoluogo. In questo modo scompare l’unico luogo di alta formazione e di produzione di conoscenza della città di Caserta, al difuori delle sedi universitarie.

Finora sorprende il silenzio che regna su questa vicenda come un velo pietoso. Già alcuni mesi va abbiamo denunciato l’inerzia del vescovo di Caserta che ha subito passivamenbte tale decisione, senza reagire. Non ci rassegnuiamo all’idea che la città capoluogo- per ironia della sorte proprio in occasione del Bicentenario –  viene depauperata dei corsi di alta formazione religiosa che finora hanno coinvolto centinaia di studenti e di docenti – con un livello di qualità e di alto gradimento dei servizi educativi offerti sulla base della valutazione degli organi dell’Istituto stesso. Queste attività sono state trasferite negli omologhi istituti delle Diocesi di Capua (per la parte relativa alla formazione) e di Aversa (per le attività amministrativi). Ed è anche paradossale che il Vescovo di Caserta conservi la carica di direttore del nuovo istituto.

A nostro avviso si tratta dell’ennesimo scippo a danno della “civitas casertana” (come direbbe il VE Raffaele Nogaro), dopo quelli subiti per il nome dato alla università e per la mancata realizzazione del Policlinico.

Nello stesso tempo c’è il rischio che vi siano ripercussioni anche sulle altre strutture connesse: a partire dalla ricca biblioteca che contiene volumi, documenti e fondi preziosi, non solo per la cultura cristiana, ma anche per quella del movimento laico ed operaio (come i fondi di Peppino Capobianco, di Mario Pignataro e di Paolo Broccoli), fino alla accogliente e funzionale  Sala Convegni. C’è da temere che uno dei pochi luoghi della vita culturale cittadina, uno dei pochi beni comuni con spazi di partecipazione e di aggregazione disponibili per i cittadini e per le associazioni di volontariato (piazza del sapere) ridimenzioni le attività. A partire dalla disponibilità ad accogliere eventi, che ora saranno a pagamento.

Come rete delle Associazioni riteniamo che questo provvedimento comporta un costo troppo alto in un contesto che ogni giorno vede impoverire il tessuto connettivo, diventa sempre più come un “deserto culturale”, senza luoghi incui poter diffondere il sapere come fattore di coesione sociale e di apprendimento permanente. Basta vedere le condizioni in cui è oggi ridotto l’Archivio di Stato. Per queste ragioni rivolgiamo un appello al Vescovo di Caserta ed alle autorità Vaticane per rivedere il piano di riorganizzazione e per preservare l’ISSR S. Pietro con i servizi annessi.

Chiediamo anche al sindaco ed al Consiglio Comunale di Caserta di sostenere questa battaglia di civiltà in una città che non può illudersi di riscattarsi o di diventare una “capitale della cultura” solo basandosi sulle magie della splendida Reggia Vanvitelliana o di eventi effimeri. Infine, chiediamo che anche che i vari intellettuali di area cattolica facciano sentire la loro voce, per rompere un silenzio che appare inquietante. Non basta parlare di “buone notizie”, senza opporsi a queste scelte rovinose.

bocchetti