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MADDALONI- Ricorso inammissibile. Il Villaggio dei Ragazzi attuale non è un ente pubblico e può fallire. E allo stato attuale non ha diritto alla procedeure agevolate del sovraindebitamento. Aveva suscitato molte e legittime speranze, forse anche entusiasmi eccessivi e ingiustificati, il ricorso in Cassazione. Ma la prima sezione (presieduta da Francesco Antonio Genovese assistito dai consiglieri Federico Guido, Terrusi Francesco, Pazzi Alberto e Amatore Roberto) ha considerato  «inammissibile il ricorso contro la decisione della terza sezione civile del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere». La sentenza (n.17835 del 3 luglio scorso) è una vittoria su tutta la linea per la sezione fallimentare del Tribunale di Santa Maria C.V. e del suo ex presidente Gianpiero Scoppa. In sintesi estrema, per il Villaggio persiste lo «status giuridico di attività di impresa» essendo «il Villaggio articolato in una pluralità di distretti che oltre al polo socio-assistenziale aggiunge quello scolastico, universitario, un polo di alta formazione uno congressuale; tali attività vengono svolte con criteri di economicità  e con connotazioni tipiche di attività di impresa che opera sul mercato per reperire la clientela». Desta vivissima impressione che, su una sentenza così importante (annunciata come una possibile svolta futura), ci sia il silenzio assoluto. Una contraddizione ingiustificabile. Chi ha a cuore le sorti di quel sodalizio non può tacere anche perchè la partita non è chiusa e c’è molto ancora da fare. E’ grave che accada una cosa simile perchè qualsiasi starnuto (che riguarda direttamente e pure indirettamente la fondazione è pubblicizzato) mentre una sentenza così importante (per il futuro dei dipendenti innanzitutto) passa apparentemente inosservata. Delle due l’una: si è distratti o disinformati (pertanto non credibili quando si fanno pubbliche esternazioni a tutela dell’ex ente morale) oppure si fanno pure attestazioni di circostanza. Intanto, non è preclusa la possibilità di riformulare la domanda di accesso alle procedure di sovraindebitamento e quindi di accesso ai benefici collegati. Ma l’interlocutore non è la Cassazione ma il Tribunale. L’altra sfida, che da mesi combatte il commissario Felicio De Luca, è quella del “concordato preventivo”, dell’omologazione e dell’approdo all’assemblea finale dei creditori che dovrà decidere il destino finale dell’ex ente morale, la cui massa debitoria (circa 31 milioni di euro) è detenuta per oltre il 50 per cento dall’Inps e dall’Agenzia delle Entrate.E’ una strada tutta da percorrere. Intanto, ha perso (come accade da anni) il territorio: la strategia del silenzio, che è la stessa che poi ha permesso per anni di accumulare debiti su debiti, è la cosa peggiore che possa esiste. Gli assenti (e i senza voce) hanno sempre torto. E spesso sono pure conniventi.

Redazione