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MADDALONI- Non vedrà la luce l’«Azienda speciale dei servizi sociali». Le divergenze gestionali, sulle regole e i criteri di formazione del Consiglio di Amministrazione. Da una parte c’è Maddaloni e dall’altra Valle di Maddaloni, Santa Maria a Vico, Arienzo, Cervino e San Felice a Cancello. In mezzo, non c’è nessuna mediazione: è naufragato anche il tentativo fatto dall’assessore regionale al welfare Lucia Fortini. L’«Ambito socio-sanitario C2» rischia il commissariamento.

Andrea De Filippo

Sindaco De Filippo ma l’Agenzia non doveva essere la riforma su cui fondare il rilancio dei servizi?

In teoria è ancora così. Ma la pratica e la volontà di giocare con le postille e i codicilli vanno in direzione esattamente opposta.

Ci fa capire quale è l’intoppo?

Non c’è un intoppo. Sulla strada è stato messo un grosso macigno. Si vuole applicare una doppia logica. Una criterio per ripartire i costi di esercizio proporzionale alla popolazione residente. Paga di più chi ha più abitanti. ma in contemporanea, la rappresentanza nel Consiglio di Amministrazione non è fondata sul numero di abitanti e sui costi ma sulla semplice presenza. Cioè sulla logica dell’uno vale uno. Quindi i costi sono diversi ma è uguale il potere di rappresentanza e decisionale. Maddaloni vale un sesto nel CdA, quindi può essere (secondo logiche di cartello) essere pure in minoranza ma paga sempre però più di tutti. Sembra stare nel film di Massimo Troisi. Ricordate la scenetta divertente dei tre fratelli che vogliono regalare un televisore alla mamma. Costa un milione e diecimila lire. Un milione se lo accolla uno dei tre. Gli altri due coprono le restanti diecimila lire. Tre fratelli, per un unico regalo di cui il peso grava solo su uno dei tre. Non esiste CdA al mondo, di nessuna società e di nessun ente, che funzioni in questo modo. E questo non è un dettaglio ma un serio problema.

Quindi che fare?

Sia chiaro: non siamo più disponibili a ripianare i debiti e a supplire, con il nostro bilancio, alle inadempienze economiche di altri comuni. Non siamo disponibili a inviare atti di ingiunzione a comuni che non pagano pur ricevendo i servizi che, in aggiunta, fanno pure opposizione.

Messa così la frattura è insanabile…

L’articolo sei del futuro statuto non è praticabile. Sebbene si tenti di personalizzare lo scontro dico che la distribuzione disuguale di costi e rappresentanza non sarebbe mai approvata dal Consiglio Comunale.

Si continua con questa gestione?

Dico che non siamo interessati ad esercitare nessuna egemonia. Siamo disponibili a rinunciare alla funzione di ente capofila. Siamo interessati ad erogare servizi equi nella piena trasparenza dei rapporti tra enti. E questa è tutta da costruire.

Redazione