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MADDALONI- Cambio al vertice all’ospedale di Maddaloni: lascia Rino De Lucia (che rassegnato le dimissioni questa settimana) ed entra, salvo improbabili colpi di scena. Lina Delli Paoli, già dirigente al distretto sanitario 13. Tutto cambia tranne l’atteggiamento della politica locale che ha dei tabù. Uno di questi è la gestione della sanità pubblica, da sempre macchina del consenso e strumento di gestione. Nessun partito o movimento (tranne i Cinque Stelle ad onor del vero) si avventura nelle acque agitate della sanità campana. Il problema è che tacciono (tranne in Cinque Stelle) anche sulla sanità territoriale. Chi tace acconsente e dà il consenso all’andazzo generale, nel bene (perchè c’è anche una sanità che funziona) e nel male (c’è tantissima sanità che non funziona affatto). Facciamo noi il punto, visto che la politica locale volontariamente latita, sulla situazione. L’ospedale di Maddaloni e quello collegato di San Felice sono in mezzo al guado. Nel senso che è è ancora in corsa il complicato processo di «organizzazione complementare» tra i nosocomi di Maddaloni e San Felice a Cancello (Spoke uno per la terapia del dolore). Nel dettaglio, (in ossequio al piano regionale appena approvato) a Maddaloni devono ancora decollare i servizi di cardiologia, neurologia, urologia e lungodegenza riabilitativa. A San Felice invece si attende, tra i tanti servizi, il decollo di quelli di oncologia medica e l’attesissimo “Hospice per i malati terminali”. De Lucia lascia un «ospedale cantiere»: sono in corso interventi di adeguamento nelle aree di degenza e soprattutto si attende l’intervento di rifacimento del sistema di microclimatizzazione e nella quattro sale operatorie. A San Felice, invece, sarebbe in dirittura d’arrivo il completamento dell’«Hospice per i degenti terminali» che doveva essere inaugurato lo scorso maggio. Ma la lista è lunga: si attende la costruzione delle camera calda all’ingresso del Pronto Soccorso, il completamento-adeguamento del pronto Soccorso. Poi ancora il completamento della facciata tinteggiata a metà. E poi la riorganizzazione del terzo piano destinato ad accogliere il polo chirurgico e ortopedia. C’è molto da fare mentre partiti e movimento non hanno, stranamente, nulla da dire. La domanda sorge spontanea: ma quelli che siedono in Consiglio Comunale, che tra poco si affanneranno (coma già stanno facendo per le elezioni provinciali) e poi si mobiliteranno per le regionali, ma sono chiamati ad amministrare il comune di Maddaloni o quello di Merano? Intanto fanno i tedeschi: non seguono, non interagiscono e non parlano l’italiano. Che fosse nata la Sudtiroler Volkspartei di Maddaloni e non ce ne siamo accorti?

Redazione