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Nota di sollecito inviata alla società Utres (incaricata della progettazione dell’intervento di bonifica) per ufficializzare lo stato di avanzamento dell’intervento

MADDALONI- Pressing del comune. Prima di Natale era stato siglato un accordo sulla gestione e proprietà del «cimitero dei veleni» ovvero dell’invaso che ha inghiottito 300 mila tonnellate di rifiuti speciali occultate sotto una copertura di terra. Non è stato rispettato il cronoprogramma. E il comune ha inviato una nota urgente di sollecito.

Assessore Claudio Marone cosa chiede il comune?

L’intesa prevedeva l’avvio delle verifiche catastali sui terreni coinvolti e delle aree circostanti ovvero gli atti propedeutici finalizzati all’acquisizione di tutti gli spazi su cui saranno costruiti gli impianti per lo smaltimento di fumi, sulla raccolta di eventuali liquidi di scolo e le stazioni di impiego di personale specializzato.

E invece?

E invece, non ci sono state risposte celeri o nei tempi previsti. Pertanto, non possiamo più attendere: abbiamo sollecitato la società Utres (incaricata della progettazione dell’intervento di bonifica)  di ufficializzare lo stato di avanzamento dell’intervento.

Obiettivamente molte cose sono state fatte a cominciare dallo spegnimento delle fumarole…

Abbiamo fretta e necessità di certezze. Lo stop alle immissioni in atmosfera delle esalazioni gassose è solo un passo preliminare. Vogliamo sapere se e quando sarà acquisita la proprietà del sito.

E poi?

Poi, nel merito, abbiamo chiesto che sia la Regione a farsi carico della gestione di eventuale percolato e dell’impianto di captazione. Siamo favorevoli all’intervento purché siano rispettate tre condizioni: tempi certi di realizzazione; gestione e affidamento degli impianti di captazione dei fluidi alla Regione; messa a disposizione di personale qualificato per il controllo dell’impatto ambientale residuo.

Avete fretta solo per questo?

Affatto, il territorio attende risposte in merito alle ordinanze sindacali che vietano l’attività irrigua e l’utilizzo dei pozzi, in più, la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli nel raggio di 500 metri dall’ex cava. Ci sono dei costi sociali e imprenditoriali che non possono essere sostenuti all’infinito. Da qui la nostra richiesta pressante di chiarimento.

Redazione