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MADDALONI- Maddaloni ancora presente! Peppe Farine Simeone Giordano colpiscono ancora: il sogno era tornare alla ultramaratona del “Passatore”. Centro chilometri non stop. E così è stato: è partito da piazza della Signoria in Firenze. E’ giunto Faenza percorrendo i cento chilometri, questa volta, in circa 13 ore 30 minuti. La vera vittoria è vincere la sfida con se stessi. Dopo due anni di stop, causa pandemia, ha di nuovo affrontato più che la stanchezza i demoni interiori, il caldo insolito (la temperatura di notte non è mai scesa sotto i 20 gradi) e il rischio di mollare. La vera vittoria è raggiungere il traguardo. E così è stato anche questa volta. E’ arrivato oltre il millesimo posto in una sfida aperta ai professionisti e non. Si tratta di una gara podistica internazionale che dal 1973 attraversa l’Appennino tosco-romagnolo da Firenze a Faenza. Quest’anno hanno partecipato circa 3300 atleti che si sono misurati con il percorso partendo dalla Toscana per arrivare in Emilia Romagna, giorno e notte senza mai fermarsi con il limite massimo di 20 ore. Ha aggiunto un altro alloro importante al suo palmares di tutto rispetto che annovera: moltissime maratone, 50 km dell’abetone, i 49 km del trail del Vesuvio e due volte la 100 km del “Passatore”.

Quest’anno non è sceso sotto il muro delle 12 ore…

Il caldo si è fatto sentire così come la lunga sosta di due anni. Diciamo che, rispetto alla precedente edizione, le mie condizioni fisiche era meno smaglianti.

Una ultramaratona di 13 ore non è niente male…

Senza dubbio. Non è in discussione la prestazione. Poi la vera sfida non è atletica ma durata. Serve sempre una accurata preparazione tecnica di base. ma nel mio caso, dal 50esimo al 60esimo chilometro, il disagio e l’impegno fisico è passato in secondo piano. Anzi, quasi la fatica fisica non la senti più. Si devono superare crisi motivazionali; i dubbi collegati dalla necessità di resistere; le domande su chi “me l’ha fatto fare?”; la gestione delle energie residue e quelle incamerate lungo il percorso. Solo dopo l’arrivo ho scoperto di avere un ginocchio gonfio e un’unghia sanguinante che prima non avevo nemmeno più percepito.

Ma ci sono pause consentite?

Ogni 5 chilometri esistono punti di ristoro per rifocillarsi, assumere liquidi, anche per fermarsi e fare stretching.

L’arrivo è sempre uno spettacolo…

L’obiettivo unico è arrivare. Ed è stata un’emozione indescrivibile scoprire che all’arrivo (verso le tre di notte con il buio) c’erano oltre 1500 persone che ci aspettavano e ci applaudivano. E questo ha lasciato, come sempre, ad ogni atleta un ricordo indelebile e veramente emozionante.

Simeone Giordano
Simeone Giordano e Peppe Farina
Redazione