00 5 min 7 anni


“Non ho fatto patti con Razzano, ho discusso con Razzano come è giusto che fosse e come risultava dalla indicazione delle forze che oggi rappresentano in consiglio comunale la maggioranza consiliare”. Con queste parole l’ex Sindaco Andrea De Filippo, nel corso del suo intervento consiglio comunale, ha pubblicamente difeso la trasparenza del suo avversario Peppe Razzano nel condurre le trattative per giungere ad una soluzione condivisa per il bene della città e gli ha riconosciuto il senso di responsabilità e il ruolo di unico interlocutore affidabile del centrosinistra. Negli ultimi giorni più volte Peppe Razzano ha continuato a ricevere attacchi dal fuoco amico, soprattutto dalla parte del Pd che fa capo a Gino Correra, Alfonso Ventrone, Enzo Correra e Angelo Campolattano. Peppe Razzano, insieme ai consiglieri comunali del Pd Edo Tontoli, Domenico Reitano e Michele Russo, ha assunto una posizione forte contro il suo partito per tentare, fin quando ha potuto, la condivisione, non solo del Pd, ma di tutta la coalizione del centrosinistra, di una concessione temporale da dare ad Andrea De Filippo di trovare una soluzione tecnica basata su competenze e professionalità, come ribadito in diretta streaming nel confronto con tutti i candidati a Sindaco. Su questa forte posizione, Peppe Razzano, che dopo aver chiesto pubblicamente ad Andrea De Filippo un passo indietro verso la formazione di una squadra di governo di tipo politico, non potendosi sottrarre all’impegno assunto, ha prima spaccato il gruppo dei consiglieri comunali del Pd, trovandosi contro Angelo Campolattano ed Imperia Tagliafierro, e poi ha comunicato a tutta la coalizione che mai sarebbe andato dal notaio a sottoscrivere un documento se non ci fosse stato nessun elemento politico che potesse giustificare la sfiducia ad Andrea De Filippo. Da questo comportamento, il Pd e la coalizione hanno posto dei problemi enormi a Peppe Razzano che si è visto lasciato solo anche da Enzo Santangelo e dall’Udc, da sempre suoi alleati fedelissimi, rispetto alla posizione assunta. A far cadere tutto il ragionamento di Peppe Razzano, la notifica del ricorso al Tar presentato dai candidati a consigliere comunale della coalizione di Andrea De Filippo nel tentativo di ribaltare la volontà popolare che ha stabilito la maggioranza in consiglio comunale alla coalizione del centrosinistra. Quando il Pd ha avuto la possibilità di far ritornare sui suoi passi Peppe Razzano perché venutosi a creare un motivo politico, il candidato a Sindaco del centrosinistra si è visto costretto a modificare il piano di azione, a dare l’ok per la sfiducia ad Andrea De Filippo e salvare la faccia al Pd e rispettarne le indicazioni. “Ringrazio Razzano, con il quale pure ci siamo profondamente divisi in campagna elettorale, perché, aldilà delle posizioni differenti, non mi hai sollecitato su terreni particolari e ne da me è stato sollecitato su terreni particolari. Questo lo dico a coloro, che pure in questi giorni, lavorano affinché questa città non abbia un governo”. Chiaro il messaggio di amarezza che ha ribadito Andrea De Filippo, nel prosieguo del suo intervento, per sottolineare la lealtà di Peppe Razzano rispetto ad una soluzione per il bene della città e chiaro l’attacco del leader di Maddaloni del Cuore a chi ritiene mandanti ufficiali dello scioglimento del consiglio comunale: Pd, Udc e Calatia Libera di Vincenzo Santangelo. Queste parole in difesa del comportamento di Peppe Razzano ci saremmo aspettati che venissero dette soprattutto dal Pd che mai ha proferito parola sulla trasparenza e la lealtà del suo candidato a Sindaco, ma che invece ha fatto di tutto per farlo passare, agli occhi della città, come unico responsabile del nuovo commissariamento del Comune. La perenne divisione interna del Pd, che nulla a che vedere con le sorti e con il bene di Maddaloni, l’ambizione di qualcuno di padroneggiare all’interno del partito e lo screditamento di Peppe Razzano sono state le caratteristiche principali del Pd che, in tutta la campagna elettorale e anche nei momenti più caldi, non ha mai detto una parola a difesa del suo candidato a Sindaco. Questo comportamento dimostra la debolezza di un gruppo che, se non rottama il modo di pensare e di agire, non riuscirà mai a vincere a Maddaloni.
 

bocchetti