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MADDALONI- L’avevamo detto. Il 2020 sarà un anno drammatico sotto il profilo dell’occupazione. E’ cominciata la mobilitazione. Dalle prime luci dell’alba, un nutrito gruppo di lavoratori e di attivisti sindacali di FILT, FIOM e FILLEA CGIL stanno manifestando ai cancelli dello Scalo Merci di Maddaloni\Marcianise per scongiurare il rischio, concreto, del licenziamento di 6 lavoratori della Ferservice, azienda che opera nell’impianto per conto di Mercitalia Rail. E’ la stessa Mercitalia, dal suo canto, ad aver manifestato l’intenzione di internalizzare l’attività senza farsi carico delle sorti dei lavoratori ad oggi addetti al servizio e di trasferire, in prospettiva, tutte le attività svolte all’interno dello Scalo presso altri impianti del Nord Italia. Nessuna convocazione, ad oggi, è pervenuta dalla Prefettura di Caserta, al fine di trovare una via d’uscita alla vertenza. Un’operazione di macelleria sociale e di desertificazione economica del territorio che va avanti in un clima di silenzio assordante. Nel silenzio collettivo Maddaloni rischia di perdere un altro asset importante: chiudono le Officine manutenzione meccanica dei locomotori allo scalo merci Maddaloni-Marcianise. Mentre Mercitalia Rail del Gruppo Fs procederà alla internalizzazione dei servizi. Il che significa che le commesse potranno essere distribuite presso altri centri della Campania e soprattutto del Nord Italia. Resta sul territorio solo la gestione meccanica dei carri che pure è a rischio trasloco. Non va meglio sul fronte Interporto Sud Europa e il suo indotto edilizio. Il 2020 si è aperto peggio del 2019. Non ci sarà nessun «cronoprogramma per le riassunzioni». Resta chiuso anche il cantiere Temar del gruppo Edimo nei pressi del varco Ficucella. Sfumate le prospettive di assunzione di 25 edili per la costruzione del magazzino da affidare alla Decathlon. Alla contabilità dei posti di lavori che non arrivano vanno aggiunti i licenziamenti per 12 edili (in forza alla Sogesa). Crisi anche nell’indotto dei cantieri, per la costruzione della linea ferroviari Bari-Napoli, si sta consumando il dramma di 30 unità. Sospese e non licenziate dopo il fallimento della società «La nuova Tirrenia». Il commissario giudiziale, nel tentativo di evitare i licenziamenti, va avviato una complessa procedura per il fitto di ramo d’azienda al fine di garantire la continuità delle commesse e occupazionale. Peggio di così non poteva andare.

Redazione