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MADDALONI- C’è chi si accinge ad una ripresa lavorativa problematica, chi perderà il lavoro o sarà costretto a chiudere. E poi c’è chi il lavoro non lo troverà più, nemmeno fisicamente. Altro duro colpo al lavoro vero, quello produttivo capace di stare sul mercato. Insomma, il lavoro qualificato emigra al nord. E’ la delocalizzazione alla rovescia: commesse, produzione e attività dell’«Officina manutenzione meccanica, sicurezza e gestione dei locomotori 652» spostata in Veneto. Secondo le nuove scelte ufficiali di Mercitalia toccherà alle Officine grandi riparazioni di Vicenza rilevare l’attività produttiva, sostenuta negli ultimi 25 anni, dello scalo merci ferroviario Maddaloni-Marcianise. Quasi azzerato un asset strategico della logistica casertana, uno dei pochi settori, non fermato nemmeno dall’emergenza sanitaria in corso, e che sta registrando un incremento della movimentazione merci. Azzerate le attività, la delocalizzazione coincide anche con il licenziamento degli addetti. Caduto nel vuoto l’allarme lanciato dalle segreterie regionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt-Uil, Orsa, Ugl Ferrovieri e Fast Mobilità sulla scelta di  «Mercitalia di puntare al trasferimento di tutto l’intero settore della manutenzione treni operativo nel terminal merci più grande del Mezzogiorno». La ferale notizia, che è una campana a morto per il territorio, dovrebbe far saltare sulla sedia e spingere alla mobilitazione. Invece, la sensazione è che tra reddito di cittadinanza, bonus, buoni spesa, rendite di posizione, pensioni si stia facendo largo la rassegnazione, la silenziosa rinuncia a settori produttivi in cambio della mera sussistenza. Insomma, sopravvivere al posto di vivere. Infine, una domanda: sentiremo una parola dai partiti, movimenti, amministratori locali e consiglieri comunali, sempre pronti a commentare tutto (una specie protetta che vive nel recinto virtuale di facebook)? Se ci siete battete un colpo: tra un post e l’altro sta crollando il mondo del lavoro. Ma quello vero.

Redazione