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Ringrazio la Direzione di MaddaloniNews  che “ospita” una mia breve riflessione – a titolo personale e senza coinvolgimento alcuno con i miei ruoli pubblici- sul tema  del “Congresso Mondiale sulla Famiglia” che si sta tenendo a Verona.Premetto che idealmente sono convintamente presente al Congresso di Verona in quanto ne condivido la logica, la ratio, la finalità.

Dire e sentirsi “pro famiglia tradizionale” credo non debba essere fonte di vergogna. Anzi, oggi è quasi un atto di coraggio.

Ma cos’è la famiglia tradizionale?

Le unioni tra persone di sesso diverso fuori dal matrimonio oppure, ancora di più, quelle tra le persone dello stesso diverso cosa sono?

Io non sono un esperto  del settore e non ho elementi e/o strumenti per fare una disamina in merito e nemmeno credo, nessuno di noi, possa giudicare le scelte personali degli individui per classificarle tra quelle “buone” o “meno buone”.Ma uno Stato norma le situazioni e non può regolare gli affetti, le amicizie e gli amori. E chi si professa favorevole o sostenitore delle politiche per la famiglia credo non debba assolutamente negare l’ esistenza di affetti e/o amori che sono “oltre” oppure diversi rispetto a come siamo abituati a concepire la famiglia fondata sul matrimonio.

Io ho umilmente una visione laica: per me la famiglia intesa sull’ unione tra uomo e donna e a maggior ragione se vengono messi al Mondo dei bambini, sia l’ unione tradizionale e io preferisco questo tipo di unione.

Con ciò cosa voglio dire in riferimento al dibattito sul Congresso di Verona sulla famiglia?

Intendo dire che innanzitutto la Legge 194 del 1978 che depenalizza l’ aborto e non lo considera più reato è una conquista di libertà. Ma davvero la conoscono tutti la Legge?

Il prologo della Legge specifica , tra le altre cose:

“Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio” e ancora “Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”.

Ma questi due punti sono davvero attuati? Nutro forte dubbi; cosi come credo sia doveroso che lo Stato debba essere  capace di farsi carico , non dei singoli desideri, ma della fattispecie ampia rappresentata dalla famiglia che ha difficoltà economiche e non riceve aiuti e/o sostegni per i figli.

Io sarei andato a Verona per dire , inoltre, che lo Stato deve tutelare la Donna che decide di tenersi il bambino che porta in grembo nonostante il fatto che le attuali e vergognose norme mettano la Donna con le spalle al muro quando è costretta a scegliere tra la necessità di un lavoro e il sogno di diventare mamma.

Io sarei andato a Verona per chiedere l’ accrescimento di Diritti per le Donne e per le famiglie.

Sostenere questo significa essere omofobi? NO.

E bisogna accrescere i diritti individuali anche di coloro che, liberamente, compiono delle scelte affettive diverse dalla concezione della famiglia e bisogna fare in modo per esempio che due persone , o di sesso diverso o dello stesso, decidono di vivere insieme per tutta la vita e credo che quando l’ esistenza terrena di uno dei due termina , l’ altra deve essere messo nelle condizioni di non sentirsi estraneo. Pure materialmente.

Ma la famiglia è un’ altra cosa e sostenerla e chiedere a gran voce politiche a sostegno di essa credo sia giusto, fondamentale e prioritario.

Sul Congresso di Verona sono state riportate un sacco di falsità e poi se qualche voce singola ed isolata , a Verona, ha propagandato , per esempio, gadget riproducenti il feto, tale voce  non deve minimamente intaccare la finalità del congresso che è quella di accrescere i diritti per la famiglia tradizionale e naturale fondata sul matrimonio e delle donne e delle madri in generale.

Tutelare e promuovere le politiche della famiglia tradizionale non significa assolutamente negare altri tipi di unione. E uno Stato serio  dovrebbe incentivare la famiglia tradizionale che ha intenzione di procreare liberamente e senza costrizioni perché la natalità è anche un grande ammortizzatore sociale. Anziché scatenare l’ apartheid nei confronti della famiglia tradizionale, bisognerebbe fare una battaglia culturale e legislativa per l’ attuazione dell’ intera Legge 194; per accrescere diritti concreti nei confronti della Donna; per fare in modo che siano attuate politiche reali nei confronti della famiglia e dei loro figli; per fare in modo che la Donna sia messa nelle condizioni di scegliere liberamente ed essere tutelata se decide di diventare mamma.

Senza negare gli affetti e gli amori e senza escludere nessuno.

 Ma ricordandoci che uno Stato serio norma le situazioni e non gli affetti. In una logica laica e non confessionale.

Luigi Bove

Redazione