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MADDALONI- Il parlamentare Antonio Del Monaco (M5S) non si è sottratto dall’incontro con gli edili in presidio permanente presso l’Interporto. Un incontro ancora più significativo vista l’assenza e il silenzio di forze politiche, amministratori (fatta eccezione per il sindaco De Filippo). Abbiamo raccolto le sue impressioni.

E’ una situazione oltremodo complessa e non c’è una facile via d’uscita?

Per essere complessa, lo è. Ma altrettanto vere e autentiche sono le richieste degli edili che, per responsabilità non loro riconducibili, hanno visto sfumare il cronoprogramma di ritorno al lavoro.

Un dettaglio non da poco per chi vive agganciato agli ammotizzatori sciali. L’inquietudine sociale ha le sue fondate ragioni.

E ora?

Innanzitutto ho portato la mia solidarietà e anche la mia raccomandazione a non esasperare una situazione, come il blocco dei cantieri che non è sostenibile. Bisogna uscire dalla logica autodistruttiva della guerra tra poveri, dello scontro tra operai. In concreto, ho cercato soprattutto di incontrare le controparti cioè l’Ise e i management della Sogesa.

Con quale esito?

Non è stato possibile parlare con l’Amministratore delegato dell’Ise Antonio Campolattano ma ho avuto un confronto e un colloquio con l’imprenditore Santucci. Mi ha rappresentato le difficoltà che tutti gli imprenditori, intenzionati a portare a termine i lavori, stanno vivendo.

Tipo?

Innanzitutto, molto commesse sono limitate. Per esempio la Sogesa deve solo porre in opera le fondazioni. Una commessa che non permette di impiegare oltre 12, al massimo 13, addetti. Se invece esistesse un piano delle opere senza soluzione di continuità o comunque collegate ad un calendario certo si materializzerebbero quelle garanzie finanziarie necessarie per gli imprenditori.

Insomma, il classico cane che si morde la coda. Ma il cronoprogramma di ritorno al lavoro non era fondato su garanzie finanziarie?

Si, ma gli ultimi eventi giudiziari hanno messo in discussione tutto. Il caso dell’Edimo, azienda già pronta ad aprire il cantiere, è il più significativo. Tutto era pronto. Ma non si può partire. Si sono bruciate più di 20 opportunità occupazionali.

E quindi che fare?

Tornare subito al tavolo delle trattative. Ma questa volta in maniera diversa mettendo in primo piano i problemi socio-economici. E senza dimenticare che per alcuni edili le garanzie degli ammortizzatori sociali sono già scadute. Il tempo delle perdite di tempo è finito. E’ necessario dare risposte concrete alla domanda più concreta di tutte: lavoro in tempi certi.

Redazione