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MADDALONI- Negli ultimi cinque anni, ben tre e mezzo sono stati passati in cassa integrazione. E poco più di un anno in cantiere. Accade all’Interporto Sud Europa e nei cantieri di completamento edilizio che avrebbero dovuto garantire cinque anni ininterrotti di occupazione. Invece, si ricomincia: tre mesi di cassa integrazione a rotazione. Una settima a lavoro e tre a casa. Nel frattempo, i sindacati confederali (Fillea-Cgil, Filca-Cisl, Feneal-Uil) preparano una consultazione sulla crisi sopraggiunta (ma ampiamente scontata e annunciata) per scongiurare che per i 38 edili, per i quali è stato chiesto ed evitato il licenziamento, smaltite le ferie natalizie, si ritrovino senza lavoro. Già perché la cassa integrazione, a dispetto di chi la saluta come una conquista, è solo un rinvio o congelamento dei problemi: si sposta di tre mesi la resa dei conti. Manca liquidità. Mancano commesse e manca la continuità per le imprese. E poi c’è sempre la maledizione di Bassolino. L’ex governatore aveva predetto tempi bui se la gestione di una piattaforma intermodale è fatta solo con criteri immobiliaristici. Ha ragione Bassolino e hanno torto marcio tutti i sindaci di Maddaloni indefessi sostenitori, dal 1994 ad oggi, dell’Interporto che avrebbe dovuto essere il “volano dello sviluppo”. La storia li condanna.

bocchetti