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Sui social è una processione di scontrini pazzi e stabilimenti balneari che obbligano a rifocillarsi sui propri lidi. Una situazione da “Famiglia Passaguai” di Aldo Fabrizi e Peppino De Filippo sulla quale ha fatto chiarezza l’Unione Consumatori

Meno foto di tuffi in mare e grande impennata di post che raffigurano scontrini pazzi da tutte le località balneari d’Italia. Meno balletti su Tik Tok e più video di turisti inferociti per il caffè a 20 euro e l’extra aggiunto al conto per il tramezzino tagliato a metà. L’estate 2023 rischia di passare agli almanacchi più per i prezzi pazzi che per i tormentoni musicali.

Prezzi gonfiati, esagerati e molto volte fuori luogo. Prezzi che cammino a braccetto con l’esclusività del luogo e situazioni sulle quali è stato necessario l’intervento degli addetti ai lavori, degli esperti della materia. E’ il caso del caro ombrellone e delle regole un pochino stravolte da molti (ma non tutti, ndr) stabilimenti balnerari.

Passi per gli aumenti di sdraio e lettino, a dividere l’Italia vacanziera è il culto della “merenna” in spiaggia. Un rito che si tramanda da generazioni e che aiuta a rifocillare durante le giornate in spiaggia, tenendo sotto controllo il portafoglio. Sono sempre più frequenti i cartelli, all’ingresso degli stabilimenti, che vietano il pranzo a sacco. Cosa dice la legge a proposito. Chi fitta ombrellone, sdraio e lettino per una giornata a mare è costretto ad acquistare la sua amata “merenna” sul lido? In questi giorni è scesa in campo l’Unione Nazionale Consumatori per fare luce sulla questione.

In estema sintesi: “i titolari degli stabilimenti balneari non possono obbligare i propri clienti a rivolgersi al bar oppure al ristorante del lido per rifocillarsi, in quanto proprietari solo dei servizi che riguardano la spiaggia. Il turista è libero di portare con sè il pranzo e addirittura di andare in un altro stabilimento a prendere caffè e gelato se trova convenzienza nei prezzi“.

Non c’è nessuna legge che obbliga i turisti a rinunciare al panino portato da casa. In caso contrraio si può segnalare il tutto alla Capitaneria di Porto. Quello che deve essere salvaguardato, però, è il decoro pubblico.

I divieti esposti in questo periodo sono, secondo l’Unione dei Consumatori, illeggittimi come gli scabrosi controlli all’ingresso di chi pretende di verificare cosa ci sia nelle borse. Il problema si può tranquillamente aggirare con una segnalazione alla Capitaneria di Porto che vigila sul demanio marittimo e sugli stabilimenti.

Uno dei tanti divieti fotografati sugli stabilimenti

L’unico aspetto a favore degli stabilimenti è quello che riguarda il raziocino e le modalità di consumo consone con l’ambiente pubblico. Pranzo a sacco sì ma nel decoro e nel rispetto dell’ambiente. In pratica: via libera alla mitica accoppiata “merenna con birretella inclusa“, no assoluto ai pranzi, alle teglie di lasagna e agli sbarchi di borse frigo in stile “Famiglia Passaguai” nel ricordo di Aldo Fabrizi e Peppino De Filippo.

Più che guerra ai “fagottari” (e qui ci aggrappiamo ad un altro film, “Il Casotto” di Sergio Citti con un magistrale Gigi Proietti e una giovanissima Jodie Foster), l’Unione Consumatori invita al sano buonsenso, condannando i tanti troppi divieti sulle spiagge esposti sugli stabilimenti ma, al tempo stesso, invitando i frequentatori delle spiagge a non trasformare gli ombrelloni in una tavolata vista mare.

Vincenzo Lombardi