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di Antonio Del Monaco

Con tutto il rispetto del “vascio”, la presidente del consiglio dei ministri, ancora una volta, fa la pipì fuori dal vasino durante le comunicazioni del governo sul consiglio europeo del 15 e 16.

Nell’affrontare il ruolo dell’Italia nei confronti della guerra in Ucraina, la Meloni continua a sostenere l’invio di armi, quale unica strada percorribile. Non solo: fa dell’ironia di cattivo gusto (per non dire altro), espressioni non certo da presidente del consiglio, tantomeno da signora quale dice di essere.
È stucchevole la sua dichiarazione: ”Si può proporre un reddito di cittadinanza ai russi per convincerli a ritirare le truppe?”.
Questa ironia, che sembra apparentemente solo uno sfottò al M5S, nella realtà è molto più profonda… e nasconde una verità: dare spazio alle lobby delle armi.
Il ministro Crosetto, che da anni vive ingrassandosi con le industrie della difesa nelle costruzioni di armamenti, già sta sfregando le mani, avendo approntato un decreto in piena linea con l’agenda Draghi, sull’invio delle armi in Ucraina.
Da ultimi sondaggi, gli italiani favorevoli all’invio di armi é sceso al 36 %, quelli contrari sono al 41%.
Mi chiedo perché allora non togliere il segreto sull’invio delle armi, almeno sapremmo (come ha chiesto il presidente Conte) che trattasi realmente di armamenti per la difesa… e sarebbe un segnale di trasparenza che l’intera nazione chiede.
Dov’è il piano diplomatico? Non si evidenziano sforzi per un protagonismo di pace vera e non legato solo ed esclusivamente ad aiuti armamentali.

Ancora una volta, stimolo a presentare un piano diplomatico strategico, laddove l’Europa possa essere il centro di mediazione mondiale per presentare ai russi un piano globale di pace.
Basta continuare sulla strada dei singoli stati alla stregua di agglomerati sotto l’egida di qualche potenza.

Redazione