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ROMA (di Elio Bove) La Commissione Difesa della Camera, nell’ambito della discussione su iniziative volte ad assicurare supporto psicologico al personale militare, ha svolto l’audizione di rappresentanti del Comitato tecnico scientifico di Psichiatria e Psicologia militare e di rappresentanti del Centro veterani della difesa. Sono stati auditi: il Presidente del comitato tecnico scientifico, Gen.Isp. Roberto Biselli; il direttore centro veterani Difesa, Col. Cosimo Buccolieri; il Capo dipartimento tecnico scientifico, Col. Florigio Lista. L’importante audizione doveva far chiarezza, a distanza di tanti anni, sul numero dei suicidi nelle forze armate.

Ma è il caso di dire che siamo all’anno zero. I dati certi sono pochi e gli unici sicuri vengono forniti dall’On Antonio Del Monaco.

L’Osservatorio Epidemiologico della Difesa fin dalla sua istituzione nel 2006 segue il fenomeno suicidario, dedicandogli grande rilevanza sia per doveroso contrasto a una delle principali cause di morte nelle Forze Armate in tempo di pace sia per un’opera di studio del fenomeno finalizzata alla prevenzione.Dei 155 suicidi notificati all’Osservatorio dal 2006 al 2014, la percentuale maggiore dei casi pari al 60% riguarda l’Arma dei Carabinieri, seguono l’Esercito con una percentuale del 28%, l’Aeronautica con il 7% e infine la Marina con il 5% dei casi. Tra il 2010 e il 2016, ben 255 militari si sono suicidati.

La situazione è diventata così terribile da definire i suicidi nelle forze armate come una “epidemia”…

E’ così ed ho avuto modo di chiarirlo in audizione. Il problema è di sistema e tocca da vicino i nostri soldati sia in missione all’estero sia per le attività operative in campo nazionale, come “Operazione Strade Sicure”. Un caporalmaggiore dei Granatieri di Sardegna, originario di Angri (Salerno), è entrato nel bagno di palazzo Grazioli, residenza di Silvio Berlusconi, ha puntato su di sé l’arma di ordinanza e ha fatto fuoco, uccidendosi. Si tratta del terzo soldato impiegato in Strade sicure che si è tolto la vita in pochi mesi. Prima di lui si sono suicidati un bersagliere di 29 anni, di Taranto, nella stazione Barberini della Metro e un altro granatiere si era impiccato mentre era in licenza.

Che succede, On. Del Monaco?

Succede che sui controlli psicologici c’è molto da dire, perché in alcuni casi ci vengono indicati come inesistenti.Il controllo deve essere svolto in modo accurato e nel tempo e non può avvenire solo nella fase selettiva. Durante tutto l’arco della carriera di un militare devono essere svolti periodicamente, soprattutto in presenza di un evento traumatico. Su questo punto mi sono soffermato in audizione, senza nascondere che da militare sono stato sottoposto ad un solo controllo, solo quello quando sono entrato nel corpo delle forze armate e poi sono andato avanti da solo e forte del fatto di essere uno psicologo. Altri non ne ho sostenuto.

Un altro punto da cui non si può prescindere è dato, come ha ribadito più volte in Commissione, dal lavoro e dalle situazioni di stress. Perché?

Le condizioni di lavoro troppo dure: i militari sono costretti a stare fino a sei ore, immobili, in piedi, senza possibilità di sedersi, al caldo, a presidio dei punti assegnati, con addosso un equipaggiamento di oltre 20 chili. Non solo.I ragazzi chiamati a svolgere il servizio nell’operazione Strade Sicure sono provati fisicamente, condizione che è peggiorata anche a causa del gran caldo e delle condizioni di lavoro, ma soprattutto psicologicamente.

Quale fattore insospettato sta facendo aumentare vertiginosamente il tasso di suicidi nell’esercito?

Non siamo allineati ad altre nazione come gli Stati Uniti, dove i controlli sono continui e di missione. Da noi, purtroppo gli esami psicologici non si fanno. Ecco perché il suicidio è dilagante: controlli pre e post traumatici vanno fatti al pari dei monitoraggi delle fasi di stress.

Redazione