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MADDALONI- Libera sosta vietata in libera ex aiuola. Accadono nella “Repubblica di Maddaloni” cose che in un qualsiasi altro comune d’Italia terremoterebbero l’ente locale compresi i culi di pietra e le saldissime poltrone. E’ da mesi che pazientemente la Banca del Tempo, la famiglia Marzaioli, tantissimi volontari e benemeriti professionisti, a titolo gratuito, hanno deciso di adottare l’aiuola alla confluenza tra via Napoli e via Serao. Annunci, post su facebook, impegno delle Regione Campania e soprattutto il dovuto permesso del Comune di Maddaloni che ha concesso il placet all’adozione. In un solo slogan: “Azione di cittadinanza attiva a costo zero a tutela della vivibilità e del decoro urbano”. Per farla breve: un atto di civiltà condiviso dai cittadini e dalle istituzioni. Troppo bello per essere vero. E che accade? Nel giorno, oltremodo annunciato di inizio lavori, l’aiuola parcheggio (strumento del parking sperimentale su aiuola incolta da anni stranamente tollerato dai preposti ai controlli) è occupata da auto. Scatta la caccia ai proprietari. Ma di qualcuno, si sono pure perse le tracce. E che accade? Secondo il “Codex stradarum matalunensis” ovvero il Codice della Strada della “Repubblica indipendente di Maddaloni”, molto più evoluto di quello della Repubblica Italiana, non si pratica la rimozione forzata. Sarebbe troppo facile e banale. Né si fanno sanzioni e né si ricorre alle ganasce sotto qualsiasi forma. Si applica l’articolo uno: “Chiammate o’ padrone”. Che al primo comma recita: “Dicitincelle che scennesse a spustà a macchina”. Tradotto per gli ignoranti del “Diritto maddalonese” significa: scatta il cerca persone, il passa parola, la conciliazione bonaria. Ma tutti si interrogano per ore “Addò sta ‘o padrone”? Cronaca di una giornata all’insegna della civiltà che doveva essere gioiosa e che è stata funestata fino all’ultimo minuto dalla pratica della sosta selvaggia. Nel salutare con un plauso l’attività della Banca del Tempo e di tutti i volontari, non possiamo non sottolineare che tutto questo è frutto di una abuso di sosta selvaggia tollerato, incoraggiato, legittimato da anni di mancati e omessi controlli. A chi attribuire tanto sfascio, che sotto altre forme è visibile in ogni angolo della città’? Non c’è nulla da rimproverare ai vertici dell’ente locale, dirigenti, funzionari, posizioni organizzative, studenti di corsi di formazione, aspiranti alle progressioni orizzontali e verticali? Anche perché gli amministratori tanti vilipesi sono cambiati, i dipendenti comunali molto meno. Anzi affatto. Magari si confida, ancora una volta, sull’immobilismo e la pietrificazione dell’ente locale e dei suoi uffici, come accade da 20 anni. Diciamo qualcosa che piacerà al sindaco Andrea De Filippo, latinista per passione: “Gutta cavat lapidem”. A goccia a goccia pure il comune, e i suoi uffici trasformati in una foresta pietrificata, potrebbe forse cambiare. Il tempo sarà il nostro giudice: “Dicette o’ pappice alla noce: damme tiempo che te spertoso”…

bocchetti